I La Convalescenza vengono da Modena e hanno alle spalle un primo EP (“L’Eco della Clessidra”) uscito nel 2016. Luca Pifferi (voce) Manuel Baraldi (basso) Nicholas Giordano (chitarra) Luca Campanozzi (chitarra) e Francesco Roncaglia (batteria) si sono fatti le ossa in gruppi hard rock, pop punk, black metal ascoltando Ministri, Bring Me The Horizon, Verdena i primi Fast Animals And Slow Kids, Alazka e What We Lost.

“Palafitte di Creta” è stato prodotto, registrato, mixato, masterizzato da Federico Ascari della Wavemotion Recordings e regala cinque brani che confermano quanto di buono si era già  visto in passato con pezzi come la dolce “Mascara”, “Zeno”, “Bagliore”, “Io Non Voglio Vedere Il Morto”. Non fatevi ingannare dal nome apparentemente innocuo: qui si urla e si picchia duro. Ritmi sfrenati, indiavolati, adrenalina unita a testi graffianti.

Rispetto a “L’Eco della Clessidra” c’è un’evidente crescita sonora con piano e sintetizzatori che rendono più maturo il sound de La Convalescenza senza rinunciare a grinta e istinto. “Ci siamo lasciati cambiare / è rimasto uguale solo il mare” gridano in “Uguale al Mare” ma nel loro caso il cambiamento è un’evoluzione positiva, cercata, voluta, conquistata a suon di fatica e litigi.

Tensione creativa che si riversa nelle note esplosive di “Albero Maestro” o “Fatti di Scambi” che ricordano i Linea 77 e “Palafitte di Creta” con un’interessante parte melodica. Un unico momento di quiete: “Jakarta” che riprende lì dove “Mascara” aveva lasciato dimostrando che i La Convalescenza sanno regalare viscerale intensità  anche quando il ritmo si abbassa.

Equilibri instabili quelli di questo secondo lavoro, un EP denso e corposo che al contrario di molti altri non lascia con l’amaro in bocca ma trasmette voglia di lottare in diciotto minuti di musica vissuta, sgualcita, sudata, emotivamente carica.

Credit foto: Alice Ballerini