Undici anni dopo “Schoolyard Ghosts” Tim Bowness e Steven Wilson riprendono in mano il progetto No ““ Man iniziato nel lontano 1987 e che sembrava ormai concluso visti i molteplici impegni solisti di entrambi. Un ritorno gradito con un album composto da due suite di venti minuti, ognuna divisa in cinque parti di durata variabile che raccontano la fine di una love story da diverse prospettive.
Alcuni dei bits & pieces proposti hanno circolato nel flusso sanguigno di Bowness e Wilson per venticinque anni prima di trovare un approdo, ma molto dell’album è stato composto negli ultimi mesi con ospiti di lusso come Adam Holzman alle tastiere, David Kollar alla chitarra, Ash Soan alla batteria e la Dave Desmond Brass Quintet. L’uso dei sample, ben orchestrato e mai esagerato, segna il passaggio tra l’euforia della prima suite e il brusco ritorno alla dura realtà dei venti minuti conclusivi, più lenti e riflessivi senza mai diventare cupi e drammatici.
“Love You To Bits” è vicino come struttura e concezione alla prima parte di “Together We Were Stranger”. Musicalmente è invece un ritorno alle origini, all’elettronica ritmata venata di pop e dance che già traspariva in diversi brani di “Loveblows & Lovecries – A Confession” e “Flowermouth” mixata con un tocco di Japan. Retromania? No decisamente no. Nostalgia? Forse, ma di quella buona e positiva che si prova guardandosi alle spalle dopo una vita ben vissuta.
Wilson & Bowness orchestrano una pop opera matura, elegante. Frizzante, a tratti spensierato senza essere troppo leggero, il nono album dei No ““ Man è meno intenso di quanto fatto in passato ma regala momenti di puro godimento (la tensione di “Bit 3” / “Bit 4” e “Bit 5”, “Piece 2”, “Piece 5” anche se bisogna abituarsi a sentire la voce di Tim Bowness sotto vocoder).
Menzione speciale per la copertina del disco creata da Carl Glover, fotografo e storico collaboratore del duo, dopo ben centocinque tentativi (per chi volesse approfondire se ne parla molto bene qui). Un’ultima nota a margine: fa piacere notare come sempre più musicisti (gli Elbow, Andrea Laszlo De Simone, gli stessi No ““ Man, FKA Twigs) cerchino di mettere alla prova il mercato dello streaming odierno realizzando album articolati e complessi, che vanno ascoltati dall’inizio alla fine senza pause nè distrazioni.
Credit foto: Carl Glover