Tornano in Italia gli Archive gruppo storico dell’underground inglese, in tour per festeggiare un compleanno importante, i primi 25 anni di carriera. Lo diciamo subito: una delle proposte più sottovalutate di sempre, per la qualità dei dischi e per la resa live.
Accomunati alla scena trip – hop dagli anni novanta, per il suono vicino alle formazioni di Bristol, che fecero scuola ai tempi, hanno cambiato pelle diverse volte allontanandosi da quei dogmi, mischiando psichedelia, prog, ambient, pop, new wave e tanto altro; suoni sintetici e chitarre, avanguardia e sperimentazione, con la melodia a far da padrona di casa, file under: belle canzoni. Sono un collettivo allargato capitanato dai due tastieristi fondatori e sempre presenti Darius Keeler e Danny Griffiths, attorno loro si sono poi alternati, negli anni, diversi musicisti, sia turnisti, sia membri in pianta stabile, proprio ad enfatizzare, come loro stessi hanno dichiarato più volte, che Archive non è una band nel senso canonico del termine, ma una grande famiglia allargata e appunto collettivo è il termine esatto che sintetizza al meglio il loro approccio alla musica, avvicinabili, da questo punto di vista, agli stessi Massive Attack.
Una discografia lunga e puntuale (l’ultimo disco “The False Fondation” è del 2016), li ha visti raccogliere sicuramente un buon raccolto, ma non a dovere e non così ricco, a mio avviso, rispetto a quanto proposto.
Rispolverandoli per prepararmi al concerto, come faccio sempre, ho caricato una delle ultime setlist in modalità best of, anche se parecchio materiale arriva dal bellissimo “Controlling Crowds” (il loro masterpiece), perchè questo è il leit motiv di questo tour e la scaletta è una vera e proproa bomba ad orologeria, una dietro l’altra queste canzoni messe tutte insieme sono spettacolari.
Dall’ipnotica “Pills” con la voce femminile di Maria Quintile, alla precedente e incalzante quanto claustrofobica “Fuck you” con la voce di Dave Pen; “Bullets” è una rasoiata tra chitarroid e sinth in versione cavalcata cantata a due voci da Polard Berrier e dallo stesso Dave, è solo l’inizio di uno show strepitoso; due ore e mezza tirate dall’inizio alla fine, suite lunghe anche a sfiorare e superare i dieci minuti, l’accoppiata “Controlling Crowds” o “Collapse / Collide” è pazzesca. Mai un momento di noia, mai un attimo di stanca, mai un passaggio a vuoto.
Difficile anche trovare troppe parole per descrivere un live così bello, otto musicisti sul palco, a volte anche 3 chitarre, intrecci di voci, teatralità , carisma, una ricerca eccellente per quanto riguarda l’utilizzo dei led, a creare un gioco di luci fantasmagorico, per il sottoscritto il migliore concerto del 2019.
Fuori categoria