“I ricordi si sovrappongono, la fuga necessaria dall’insondabile profondità del male si trasforma in delirio: le porte del vecchio ascensore si aprono, lei e sua figlia entrano nello stretto abitacolo sommerso di sporcizia e scritte altrettanto insopportabili”.
Il 17 dicembre è uscito Alone Vol. III, la seconda tappa del “disco perpetuo” di Gianni Maroccolo, un progetto “eterno” e mistificato che tratta di temi importanti e attuali. Ad un anno esatto dall’uscita del Volume I, l’artista a 360 ° si avvale del contributo delle illustrazioni e dell’artwork di Marco Cazzato e dei racconti di Mirco Salvadori.
Alone Vol. III è concepito come una sorta di “piccola opera musicale moderna“. Vive e si sviluppa senza soluzione di continuità , come accade nella musica sinfonica e in quella elettronica di inizio ‘900 o nel minimalismo degli anni ’70/’80.
Questo “Volume III” tratta il tema della violenza contro i più deboli, in particolare donne e bambini, che sia fisica, psicologica, sessuale o economica. Per questo capitolo l’animale scelto è la libellula, si tratta di un insetto leggiadro ed elegante che porta con sè significati molto profondi. Nella cultura occidentale, è simbolo di equilibrio, pace e libertà , ma soprattutto si tratta di un animale che vive nella palude.
“L’insetto ha origini umili: nasce nel fondo fangoso di uno stagno, dal quale evade trasformandosi in un animale alato in grado distaccarsi da terra. La libellula rappresenta la trasformazione, la ricerca della verità e la transizione dall’infanzia all’età adulta. La sua vita è caratterizzata da due stadi distinti, ancorchè connessi tra loro. Per questo il Volume III è suddiviso in due parti, come due atti di un’opera“.
Significa che chi commette atrocità rimane negli abissi paludosi e spesso difficilmente riesce a salire in superficie, riuscendo a volare e a salvarsi sopra le macerie della violenza subita.
Le musiche sono intense e di forte impatto emotivo, intenso il lavoro portato dal compositore Luca Swanz Andriolo e Nina Maroccolo, che ha scritto un monologo ispirata dal tema del disco.
“Storia di Ioletta”, lento e calmo, apre il disco, “The Slash”, inizia come un blues per diventare poi ombroso, paludoso e parossistico fino all’entrata del terzo tema. La descrizione non è quella di una sofferenza, ma della brutalità di una violenza. “Catene”, è un richiamo più o meno subliminale a Steve Reich e Philip Glas, ed è dove, di fatto, avviene la trasformazione della libellula.
Maroccolo definisce gli uomini di questo tempo “imprigionati in sè stessi”, bloccati come corpi in fondo al mare. Tema ricorrente anche in tutti gli altri volumi del disco. A Lorenzo “moka” Tommasini sono stati affidati post-produzione sonora e mastering. La supervisione è di Alessandro “Tozzo” Nannucci.
Credit Foto: Massimo Tuzio