Quanto tempo è passato dall’uscita di “Everything That Makes You Happy”? Neanche due mesi, e i Blaenavon escono con un nuovo album? E’ abbastanza normale chiedersi il perchè, sarà materiale nuovo o materiale creato nel periodo di silenzio e scartato nella realizzazione di “Everything That Makes You Happy”?
Queste sono le domande che mi sono posto prima di ascoltarlo e, forse mi sbaglierò, ma ho una mezza idea che gran parte sia materiale già scritto e in parte registrato nuovamente per questo “Demoitis”, ma ancora non ho una risposta alla mia curiosità iniziale sul perchè.
Una volta ascoltato per intero appare evidente la differenza con “Everything That Makes You Happy”: questo album suona come un’insieme di demo, e qui ci starebbe anche il titolo dell’album, con arrangiamenti spesso scarni, in parte acustici e comunque musicalmente senza un filo conduttore preciso, sembrano in effetti dei demo, ma ad ascoltarli bene poi, beh, non lo sono. Il sound è pulito anche se manca un arrangiamento vero e proprio, e nel complesso appare più genuino del precedente.
L’album si apre con un intro abbastanza sostanziosa “intro (i will hear silence again)”, data la durata di 3.19, ed è un bel brano, nel suo ossessivo ripetersi fino alla fine, ma è il successivo quello che lascia il segno, risultando uno dei pezzi migliori mai scritti dai Bleanavon, si tratta di “Michael (feat. Francis Lung)”, melodia che non ti lascia e un testo che ancora ci riporta al vissuto personale di Ben Gregory e ai suoi problemi di salute “… Non contare su di me piccola. Non ne ho bisogno. Ma sono stanco di essere pazzo. Stanco di essere pazzo. Non voglio morire ma io non voglio vivere in questo modo“.
Ben Gregory ha dichiarato nella press release :“Demoitis” è un concept-album che parla della guarigione ed è una specie di compagno di “Everything That Makes You Happy”. Mentre il mio secondo album è pieno di ballate su un giovane uomo che teme di essere al limite della sanità mentale, “Demoitis” riflette del processo di riabilitazione a seguito di un esaurimento mentale”, e in effetti anche in questo lavoro Ben Gregory si racconta con sincerità , mettendo nero su bianco i suoi difficili momenti e raccontando un percorso fatto di perdite e isolamento .
Avviene anche in “multiple + personality + disorder = friends for life”, ben arrangiato, con Ben che si lascia andare ad una risatina, funziona tutto bene in questo racconto musicale di quello che si trasforma e della sensazione di perdersi.
L’ottimo inizio si interrompe con “fuck you & fuck your friends”, un pezzo elettronico già sentito, che finisce con spezzare un po’ la magia creatasi finora, ma i Blaenavon si riprendono subito con “everybody loves talkin shit” una specie di brano dream pop che, nonostante una base ritmica ripetitiva, ha il pregio di non stancare.
La qualità dei brani si abbassa un po’ nella parte centrale del disco, per poi riprendersi nei tre pezzi finali, “jesus christ was born in the U.S.A.”, “write it down” e soprattutto “whatever ༠wanna B” che chiude un album che, a mio avviso, risulta comunque essere dignitoso, ma non di più.
Forse non era necessario pubblicare un nuovo lavoro dopo così poco tempo da “Everything That Makes You Happy”, ma quello che abbiamo fra le mani è sicuramente un discreto disco, in cui troviamo anche alcuni brani interessanti e piacevoli e una sincera dimensione acustica, ma che, purtroppo, alla fine appare, tutto sommato, come una operazione forzata e riempitiva e, ahinoi, come un’occasione persa.