Introduzione
Il punk come fenomeno musicale e sociale si sviluppa negli anni Settanta, una forma di ribellione che, più o meno consapevolmente, spesso si esprimerà attraverso forme di negazione e nichilismo.
Questo movimento rappresentava una forma di protesta che attraverso il rifiuto del presente e del futuro avanzava anche una critica al passato, si cercava tramite la volontà distruttiva del presente, espressa tramite una provocazione continua e disturbante, di mostrare una generazione senza più ideali o futuro, ai margini della società .
Molti identificano il punk nei Sex Pistols, in effetti il loro arrivo ebbe un effetto deflagrante, ma il movimento ha un’infinità di interpreti, in questi articoli cercherò di mostrare come il movimento si sviluppò nelle varie parti del mondo indicando l’esordio di quelle che ritengo le band più rappresentative.
Il movimento del 68 e quello Punk: aspetti dicotomici
Gli anni 70 ancora vivevano del movimento che aveva infiammato tutto il mondo nella seconda metà degli anni 60.
Spontanei movimenti giovanili e studenteschi nel 68 si erano formati in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Europa, ma anche nell’antico Giappone dove la protesta fu fortissima, e nei paesi a influenza Sovietica e facenti parte del Patto di Varsavia, che vedrà il 21 agosto 1968 una brutale battuta d’arresto dovuta all’irruzione di carri armati sovietici a Praga.
Il movimento del 68 era di tipo aggregativo, i giovani si ribellavano ad una società ancora vecchia dove non era accettato il cambiamento, la possibilità di studiare per tutti, giovani uniti per combattere i poteri forti che controllavano la società , si protestava per superare una visione auto riproduttiva di libertà solo borghese, per interrompere la guerra in Vietnam, la diseguaglianza razziale e etnica, la discriminazione sessuale e di genere, il tutto affrontato attraverso una generica critica al sistema capitalistico.
Questo movimento aveva un obiettivo che perseguiva attraverso occupazioni e manifestazioni, che finivano per essere sempre combattuti e osteggiati, e che spesso sfociavano in episodi violenti ed eccessi da ogni parte.
Un movimento che, per quanto sotto certi punti di vista uscì sconfitto, riuscì comunque a produrre cambiamenti e a dare il via a tante battaglie civili che porteranno a conquiste come il divorzio e l’aborto, alla nuova legislazione riguardante il diritto allo studio, allo statuto dei lavoratori e a numerosi cambiamenti che coinvolsero l’arte, la musica, i rapporti sociali e familiari, facendo partire una riflessione è una rivoluzione culturale che finiranno per svecchiare una società ancora ferma a valori superati.
Se i movimenti e le proteste degli anni 60 avevano l’obiettivo di rideterminare aspetti della società , il movimento Punk si esprimeva tramite la negazione, una negazione espressa tramite la provocazione e il nichilismo.
Una forma di rifiuto del passato e distruzione del presente perseguita tramite una continua provocazione che si esprimeva nella musica, nell’arte, nell’abbigliamento e in ogni forma capace di scandalizzare e irritare.
La rottura era soprattutto in campo musicale, il Punk mostrava una rivoluzione all’epoca non compresa da tutti, una rivoluzione che distruggerà il rock come era stato concepito fino a quel momento, che si svincolava dalle icone del passato, da Elvis, dai Beatles, dai Rolling Stones, ma anche dai Pink Floyd e The Doors, per affermare un sound veloce, volutamente grezzo, alla portata di tutti, fatto di pochi accordi ma carico di energia e spesso accompagnato da testi violenti urlati in faccia a tutti.
Il tutto si esprimerà anche in un look che verrà sbattuto in faccia ai benpensanti da una generazione di reietti, che volontariamente si mostravano sporchi e cattivi, con cresta, vestiti strappati, catene, svastiche, spille, e in atteggiamenti mai visti prima, come avveniva durante i concerti nei quali si sputerà agli artisti (gobbing) o si ballerà gettandosi addosso gli altri (pogo).
Se il movimento del 68, nella sua critica alla società , cercava una risposta nella cultura e in nuovi valori, il punk invece criticava lo status quo distruggendone tutti i valori e mostrandosi ideologicamente banale, rozzo e ignorante, con l’intenzione di scandalizzare e a volte terrorizzare.
Stati Uniti: la città di New York
Per quanto sarà poi l’Inghilterra a far esplodere e a dettare i canoni principali della moda Punk, con gli attori di cui parleremo prossimamente, dobbiamo riconoscere agli Stati Uniti e in particolare alla città di New York la genesi del movimento.
Sarà in questa città , animata già da artisti che dettavano vie alternative e artistiche al rock, come i Velvet Underground, Lou Reed, la formidabile Wayne County, ma anche la stessa Patti Smith e i poco art Stooges di Iggy Pop, che si svilupperà un movimento spontaneo che a partire dai New York Dolls, mostrerà una via alternativa, che per quanto avesse in taluni interpreti ancora diversi connotati glam, mostrava un volto nuovo e disturbante.
Il luogo: il club CBGB, il Tempio del Punk
Il CBGB & OMFUG, acronimo di “Country Blue Grass Blues and Other Music For Uplifting Gourmandizers” è universalmente riconosciuto come il tempio del Punk.
Nato come locale destinato alla musica country, blues e bluegrass , si trasformerà naturalmente nel luogo giusto per il movimento punk, ” …pensate al bagno di casa vostra ma solo un po’ più grande, coperto di graffiti e con puzza di piscio praticamente ovunque per il fatto che il proprietario Hilly Cristal lasciava i suoi cani liberi di scorrazzare nel locale, una cosa che il compianto Joey Ramone trovava spassosa» come riportato da Alan Parker nel CD dei Ramones ” Best of the Chrysalis Years”.
Il locale apri il 10 dicembre del 1973, nella Lower East Side di Manhattan all’indirizzo 315 di Bowery street a New York e, già nel 74, inizierà a ospitare band e artisti esordienti che avranno un futuro radioso come i Television, Patti Smith, i Blondie, i Ramones, Dead Boys, Mink DeVille, Talking Heads, The Heartbreakers, The Fleshtones.
Il CBGB ha attraversato gli anni 80 e 90 per poi chiudere definitivamente il 30 settembre 2006.
La rivista: “Punk”
Nel gennaio del 1976 uscirà il primo numero della rivista Punk, creata da due giovanissimi Eddie Mc Neil e John Holmstrom, studente presso il maestro Will Eisner mito del fumetto, che darà una connotazione al movimento e anche il nome.
Punk era una parola che da sempre indicava gli emarginati, gli esclusi, quelli che a scuola e nella vita combinavano solo casini e guai e spesso avevano guai con la giustizia, sembrò quindi un nome decisamente adeguato.
La rivista sarà composta da 17 numeri, ma il 17esimo non uscirà mai, e vedrà nelle copertine le talentuose caricature, ad opera di John Holmstrom, di Lou Reed, Joey Ramone e, Iggy Pop, i Sex Pistols, Blondie, Devo e tanti altri protagonisti dell’epoca.
La scena musicale iniziale: le band indimenticabili
Mi limiterò a citare solo alcuni artisti che a mio avviso sono i più rappresentativi soffermandomi esclusivamente sui loro inizi.
Ramones (Ramones, Sire Records 1976)
Mi sembra doveroso citare per primi i Ramones e il loro omonimo album d’esordio, perchè indubbiamente il loro lavoro sarà la prima vera espressione pienamente Punk.
Impiegarono un pò di tempo prima di vedere pubblicati i loro pezzi, a partire dal 1974 avevano tenuto concerti nel locale CBGB, erano presenti pochissime persone ad ascoltarli ma dopo un po la loro fama iniziò a crescere e presto iniziarono a fare il tutto esaurito.
I loro concerti erano molto brevi e spesso suonavano più volte gli stessi pezzi o litigavano sul palco, ma all’interno del CBGB questo atteggiamento funzionava bene, funzionò meno quando iniziarono ad esibirsi in altri locali dove spesso venivano insultati e invitati a smettere.
Il loro album pur ricevendo buone critiche negli Stati Uniti trovò una certa resistenza e venderà poche copie, ma sarà l’Inghilterra a renderli famosi, grazie a Jon Savage e a John Peel, che li passerà spesso nel suo programma radiofonico, facendoli diventare un piccolo caso discografico.
Per prima cosa bisogna ricordare la mitica copertina dell’album d’esordio, i quattro componenti fotografati davanti al Club CBGB, tempio genesi del Punk, con un look che influenzerà tutto il movimento, capelli lunghi, jeans strappati, giubbotto di pelle, e scarpe da tennis rovinate e sporche.
L’album contiene brani che rimarranno per sempre nell’immaginario punk, con la caratteristica abbastanza nuova di avere durata breve, ne cito solo qualcuno come “Beat on the Brat” , “Judy Is a Punk ” con un testo che racconta la vita e la morte di due fan del gruppo, Jackie e Judy, la cosa strana che poi le due ragazze morirono veramente in un incidente aereo, “Now I Wanna Sniff Some Glue”, “Today Your Love, Tomorrow the World” che creerà problemi alla band per i riferimenti al Nazismo nel testo del brano, ovviamente ironici considerato il fatto che Tommy e Joey erano entrambi di religione ebraica, e infine “Blitzkrieg Bop” che possiamo considerare il loro inno.
Dead Boys (Young Loud and Snotty, Sire Record 1976)
Ragazzi originali di Cleveland, si trasferirono a New York grazie all’interessamento di Joey Ramone e, ottenendo ben presto un contratto con la Sire Records.
La loro popolarità crebbe immediatamente dopo i primi live nei quali i componenti della band si scatenavano e provocavano il pubblico, in particolare il cantante Stiv Bators si lasciava andare ad atteggiamenti autolesionisti e ad esagerazioni varie nello stile del suo idolo Iggy Pop.
Saranno i componenti della band che maggiormente si avvicineranno agli eccessi del Punk europeo, attraverso atteggiamenti violenti e disturbanti.
L’album di esordio, che già nel titolo aveva una dichiarazione di intenti, giovani rumorosi e arroganti, avrà comunque la caratteristica di mantenere nella struttura dei brani degli assoli di chitarra e momenti strumentali, che invece saranno rari e a volte totalmente banditi nelle altre band punk.
L’album contiene “Sonic Reducer”, considerata da molti il manifesto del Punk e che verrà reinterpretata da una marea di artisti, la combinazione del sound e del testo rappresenterà una delle prime espressioni nichiliste del Punk.
The Voidoids (Blank Generation, Sire Records, 1977)
Richard Hell è forse il personaggio che ha maggiormente impersonato il punk prima di tutti, anche nelle forme che poi Malcolm McLaren svilupperà o meglio copierà da lui.
Membro e fondatore dei Television, che lascerà per i contrasti nelle vedute artistiche con Tom Verlaine, e dei The Heartbreakers che abbandonerà per gli stessi motivi, fonderà poi The Voidoids attraverso i quali esporrà la sua versione del Punk, meno indirizzato verso un nichilismo fine a se stesso ma piuttosto espresso tramite una scrittura più matura e per certi versi poetica, allo stesso tempo il sound sarà meno rozzo è più infarcito di Rock’n’Roll.
L’album di esordio avrà nella title track, “Blank Generation”, un vero e proprio inno Punk, espressione di una generazione vuota, senza ideali, senza obiettivi, con un vuoto che è anche però uno spazio bianco che può essere riempito.
Il brano avrà forte l’influenza anche sui Sex Pistols, non solo per “Pretty Vacant”, ma anche perchè quel riempimento dello stesso spazio bianco verrà annullato dalla totale assenza di un futuro.
Altre Band e artisti
Tra gli artisti da ricordare ci sono sicuramente gli Heartbreakers, che si trasferirono in Inghilterra per incidere il loro primo disco, l’affascinante Cherry Vanilla attrice, scrittrice, cantautrice e addetto stampa, per qualche anno anche di David Bowie , e autrice anche lei più piccolo classico dal titolo “Punk”, i Misfits praticamente gli inventori dell’horror punk e di uno stile che influenzerà una moltitudine di artisti, uno su tutti Marilyn Manson.
Lascio fuori tutte le band che per caratteristiche e attitudini compositive già si proiettavano verso il post-punk e la New Wave, come i Devo, i Talking Heads, i Television , Blondie e tanti altri grandi protagonisti del periodo, in una seconda parte andremo invece a ricordare come si sviluppò il movimento nel resto del mondo.
Bibliografia:
Federico Guglielmi. Punk!. Giunti 2007
Stefano Gilardino. Cento dischi ideali per capire il punk. Editori Riuniti, 2005
Legs McNeil, Gillian McCain. Please kill me. Il punk nelle parole dei suoi protagonisti. Baldini + Castoldi, 2014
Credit Foto: Stig Nygaard from Copenhagen, Denmark [CC BY]