Dichiarazione importante quella dei Pia Fraus. I veterani di Tallin (ormai sulle scene dal 1998) hanno infatti affermato che questo nuovo “Empty Parks” sarebbe stato il loro album più pop. Quello che possiamo affermare è che dal punto di vista dei suoni e della proposta, nella sua interezza, si dimostra forse l’album più coeso e ammorbidito della loro carriera.
I Pia Fraus ci trasportano in quella dimensione in cui i colori si fanno più tenui e c’è meno voglia di alzare i toni. Ne risuta un disco in cui anche i passaggi più ritmati e carichi (“Paper Flower Projects” o “Mr. Land Freezer”, ad esempio) si fanno più arrotondati, in modo da non lasciare spigoli vivi. La “prepotenza” (passatemi il termine) shoegaze di alcuni dischi di gruppi della “nuova generazione” qui non è presente ma, attenzione, non pensate di trovarvi di fronte a una band rassegnata o scarica, tutt’altro. Dopo tanti anni sulle scene i Pia Fraus sono sempre più attenti al piccolo particolare, alla suggestione deliziosa di una foglia autunnale che si sposta con un soffio di vento piuttosto che alla tempesta di vento che ci fa esplodere i sensi. John McEntire alla produzione sviluppa alla perfezione questo tracciato e la band lo segue con passione e accortezza, delineando suggestive parabole musicali dai toni dream-pop, tanto gentili e melodiche quanto unite da un comune filo denominatore di dolce sensibilità che rende la coesione tra le canzoni solidissima.
Perfetta colonna sonora per descrivere un tramonto autunnale in musica, l’album piazza una qualità generale piuttosto sopra la media, brillando in modo assoluto in un paio di episodi, ovvero “Late Summer Night”, impostata su una deliziosa circolarità e “Sweet Sunday Snow” che avvalora la tesi dell’album più pop: brano delicatissimo, leggero e soave.
Complimenti ai Pia Fraus, altro centro perfetto!