Immagino che un album dei Ramones che iniziasse con un brano basato su un sintetizzatore, un sassofono ed un piano ““ “Do You Remember Rock ‘n’ Roll Radio?” ““ dovesse sembrare davvero come una sorta di inno funebre per la fine di un’epoca felice, soprattutto per coloro che avevano considerato, da sempre, la velocità dei fratelli Ramone come l’unica possibile via di fuga dal grigiore della quotidianità , il cazzotto allo stomaco di quel sistema economico e sociale che aveva continuamente ostracizzato, banalizzato e ridicolizzato la voglia di cambiamento delle giovani generazioni.
“Abbiamo bisogno di cambiamenti, ne abbiamo bisogno in fretta“, recita uno dei versi di quel brano, ma chissà perchè suona così falso e compromettente, così dannatamente avvilente e mercificatorio, che sembra quasi la resa senza condizioni nei confronti del mondo patinato e luccicante delle hit e delle radio commerciali americane, perennemente pronte e disponibili a combattere per chiunque, purchè avesse abbastanza denaro, s’intende. Ma la voglia di non dargliela vinta ritorna in brani come “Let’ Go” e “This Ain’t Havana”, le quali sono, appunto, le canzoni più vicine, anche dal punto di vista musicale, al messaggio originario della band, quelle che strappano via, con forza, la patina plastificata della falsità e dell’apparenza, per mostrare, finalmente, tutto il loro disprezzo nei confronti di un sistema statico e insensibile che non vuole avere a che fare con dei veri cittadini, ma semplicemente con dei sudditi frustrati, bisognosi solo di soldi e misericordia.
Sono sprazzi momentanei, luci nella notte dei peggiori synth anni Ottanta, purtroppo, perchè, personalmente, per quanto mi riguarda, non ho mai amato il lavoro fatto da Phil Spector su questo disco. “I’m Affected”, ad esempio, il secondo brano dell’album è troppo ovattato e sepolto, la canzone diventa muta e sembra affogare in un paludoso ed asfissiante anonimato pop. Va un po’ meglio con la successiva “Danny Says”, una ballad dolce ed orecchiabile, che ha, però, poco da spartire con tutto ciò a cui avevano dato voce e consistenza i fratelli Ramone. Ed ancora più mielosa è la cover delle Ronettes, “Baby, I Love You”, proveniente direttamente da quegli anni Cinquanta da cui il produttore di Tina Turner e di “Let It Be” sembrava voler prendere il peggio o, a parer suo, tutto quello che potesse garantire alla band newyorkese l’agognato e danaroso successo commerciale.
Sinceramente, pur apprezzando alcune canzoni di questo disco, sono molto più vicino alle sonorità classiche della band e penso sia stato un errore tentare di rendere orecchiabile e sdolcinata la musica dei Ramones, svuotandola così, in troppi passaggi, della sua innata velocità , della sua freschezza, della sua rabbia spesso ingenua, della sua passionalità e rendendola, di conseguenza, estremamente prevedibile, facile, finta, banale.
Noi, in fondo, siamo proprio come Jackie e Judy: vendiamo i nostri sogni; giochiamo con la nostra stessa vita; spesso restiamo fatalmente indietro; ci calpestano e cacciano via con le cattive, ma non ce ne frega assolutamente nulla, perchè ciò che conta è poter venire qui, in città , ad ascoltare la band [i Ramones, ovviamente].
Pubblicazione: 4 febbraio 1980
Durata: 34:14
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: Punk Rock
Etichetta: Sire
Produttore: Phil Spector
Registrazione: maggio 1979
1 – Do You Remember Rock ‘n’ Roll Radio? ““ 3:50
2 – I’m Affected ““ 2:51
3 – Danny Says ““ 3:06
4 – Chinese Rock ““ 2:28
5 – The Return Of Jackie And Judy ““ 3:12
6 – Let’s Go ““ 2:31
7 – Baby I Love You ““ 3:47
8 – I Can’t Make It On Time ““ 2:32
9 – This Ain’t Havana ““ 2:18
10 – Rock ‘n’ Roll High School ““ 2:38
11 – All The Way ““ 2:29
12 – High Risk Insurance ““ 2:08