Le parentesi quadre ci spaventano. Ci ricordano le espressioni, ci ricordano la “brutta” matematica. Le parentesi rotonde sembrano più gentili, più morbide, più delicate. Ci sfugge una cosa…vogliamo fare una postilla…beh, c’è la parentesi rotonda, così accogliente, così salvifica. Ma se invece il rotondo lasciasse spazio al quadrato? Andremmo in crisi? Giorgio Pilon ci indica che non è così, anzi, forse per ripensare a una colonna sonora adeguata del nostro essere ci vogliono occhi appena più matematici (che sappiano guardare oltre al risultato e ripensino con calma alla costruzione armonica e strutturale di un calcolo) e nessuna paura nello smettere di guardare l’orologio. Tempi e spazi da rivedere, ricostruire, che necessitano di essere ripensati e ridefiniti. Con la musica adeguata. In matematica le parentesi quadrate sono un passo successivo e ulteriore rispetto a quelle rotonde. Ecco, Selfimperfectionist non pecca di presunzione quando ci spinge a considerare questa soluzione: funzionale per lui, evidentemente, ma suggerita anche a noi ascoltatori.
Elettronica spartana dalle tinte solo in apparenza scure, ma in realtà ricoperta da una patina quasi mistica e suggestiva: fantasmi pulsanti che ci trasmettono vibrazioni accattivanti in una notte tutt’altro che fredda e implacabile. Ne nasce così un disco in cui l’incontro con queste entità astratte, capaci anche di sussurrare e accarezzare con mani delicate, ci spinge a rivedere nostre personali convinzioni nella gestione, come accennavo prima, di spazio e tempo.
Il battito si fa riverberato tanto quanto ondivago, ambient e liquido…rotondo? No, non lasciatevi ingannare, è ancora basato su parentesi quadrate, ma è la nostra percezione di quelle stesse parentesi che, alla fine, sarà completamente e necessariamente cambiata…