Tempo di bilanci per Ben Watt, che chiude la trilogia iniziata nel 2014 con “Hendra” e proseguita due anni dopo con “Fever Dream”. Anni in cui la metà maschile degli Everything But The Girl (ma anche scrittore, DJ e conduttore radiofonico) ha progressivamente riscoperto l’importanza della voce, la sua voce. Voleva essere un raffinato cantautore da ragazzino e a suo modo lo è diventato, come conferma “Storm Damage”.
Un quarto album solista suonato con destrezza, in cui Ben Watt si siede al piano e imbraccia la chitarra accompagnato da Rex Horan al contrabbasso e Evan Jenkins a batteria e percussioni. Un trio che nell’approccio a questi dieci brani ricorda il jazz che Ben Watt ascoltava da bambino e adolescente ma i suoni sono moderni, elettronici.
Musica fatta di ricordi e arrangiamenti agili che mettono in primo piano le emozioni. Prendiamo ad esempio due brani molto diversi tra loro come “Summer Ghosts” e “Retreat To Find”: curatissimo il primo, con effetti vocali e un ritornello che delicato conquista; trascinato da una chitarra acustica il secondo e qui la voce di Ben Watt raggiunge un nuovo livello di calore e intimità .
“Everyone’s a karaoke star” canta poco dopo nell’evocativa “Figures In The Landscape” che diventa presto rabbiosa con quel “Take a stand” ripetuto più volte, come fosse un mantra. Delicatezza, intimità , dolcezza ma anche tensione: quella che emerge in “Knife In The Drawer”, vero thriller in musica dal finale drammatico. La parte più briosa di questo quarto album si scopre ascoltando “Irene”, bel duetto tra Ben Watt e Alan Sparhawk dei Low.
Tempo di bilanci dicevamo e sono bilanci positivi seppur sofferti, come dimostrano “Hand”, “You’ve Changed, I’ve Changed”e “Festival Song” celebrazione sincera e appassionata della musica vissuta dal vivo, che chiude il cerchio aperto con l’equilibrio precario e in realtà solidissimo di “Balanced On A Wire”.
“L’alba nasce sempre dall’oscurità , per tutti gli sforzi, c’è sempre una via d’uscita” ha detto Ben Watt parlando di “Sunlight Follows The Night” ed è questo spirito a restare quando si sono spente le ultime note. “Storm Damage” va lasciato scorrere, tra le mani e nelle orecchie. E’ un disco elegante, commovente, capace di dare soddisfazioni enormi.
Credit foto: Antonio Olmos