di Beatrice Bianchi
Se sull’aereo durante un volo intercontinentale dalla Lapponia all’India vi capitasse di ritrovarvi seduti di fianco ad un soggetto che abbozza delle note su un ukulele disturbando le dodici ore di sonno che tanto pregustavate, non interrompetelo: probabilmente si tratta di Tommaso Vecchio, in arte TUM, che sta componendo il suo prossimo album. Perchè proprio così l’ex voce dei Pocket Chestnut ha rotto il silenzio, dando vita alle dieci tracce di “Take-Off & Landing”: tra decolli e atterraggi Tum ha infatti recuperato quegli appunti che si sono risolti in un studio di Verano Brianza. I tre mesi trascorsi a Mumbai, che lo hanno portato anche a conoscere il cantautore indiano Vernon Norhona, si fanno fortemente sentire nelle sonorità di questo prodotto musicale, anticipato dall’uscita di “Darker”, brano con cui si apre l’LP: la sinfonia della città riecheggia nei toni rock ed elettronici, in una confusione armonica e rumorosa che oscilla tra il paranoid, il wave ammiccando a note blues.
La voce coinvolgente e polverosa di Tommaso segue ritmi sempre più incalzanti, trascinando l’ascoltatore in quel viaggio attraverso i luoghi che hanno ispirato il disco. La stessa scelta di scrivere e cantare in inglese crea un distanza, ma al tempo stesso apre orizzonti più ampi, costringendo ad un ascolto più attento o permettendo di alienarsi e perdersi nella musica. A pezzi più rock si alternano brani più intimi, come “Take off”, in cui lo struggle interiore è perfettamente bilanciato da suoni più puliti, e la melodia della voce si sposa alla perfezione sia con i brani più rumorosi che con quelli più melodici.
Lo spirito di questo eccentrico artista si incarna anche in “You+Me+Bubbletea”, che costituisce un punto culminante della climax del disco, tutto di voce e ukulele. Ironia e leggerezza, senza banalità o superficialità , si armonizzano accompagnate dal suono dell’armonica, raccontando una poesia delle piccole cose da togliere il fiato. Così, dopo un’iniezione di adrenalina, quei suoni che tanto contraddistinguono l’ukulele monopolizzano l’ultimo brano di questo prodotto musicale, che si presenta perfettamente bilanciato, riprendendo e rielaborando influenze disparate nello spazio e nel tempo, fino a creare un risultato unico, eclettico ed innovativo, che riesce a non annoiare mai.
Se questo si poteva sentire in aeroporto, sulle scomode seggioline dei gate, o come sottofondo alle istruzioni di sicurezza prima del decollo delle hostess, si spiega perchè nessuno lo abbia mai voluto interrompere.