Sin dagli albori della loro carriera, i Courteeners hanno dimostrato di conoscere i trucchi per cavalcare l’onda, come i surfisti più esperti. Con brani dall’alto contenuto anthemico si sono guadagnati la stima di una solida base di fan che li ama e li segue con invidiabile fedeltà . Formatosi nel 2006, la band di Middleton, cittadina ad un tiro di schioppo da Manchester, ha mantenuto un’altissimo livello di popolarità , confermata da una ammirabile predisposizione a piazzare album sempre nei primi posti delle classifiche di vendita (5 album, 5 volte nei primi dieci posti della UK albums Chart).
Il merito principale, va detto, è da attribuire alla eccellente vena compositiva di Liam Fray che ha praticamente scritto tutto, musica e testi, di quello che possiamo ascoltare della band mancuniana. E quando la vena compositiva si esaurisce tutta la vicenda prende una brutta piega. Se il più famoso concittadino Liam poteva contare sul fratello, Fray è caduto in un momento di aridità artistica tanto da aver dichiarato che “…è un miracolo che questo disco sia stato scritto, non riuscivo a scrivere un riff, non riuscivo a scrivere una coppia di versi. Per la prima volta non avevo nulla“.
Fortunatamente l’ispirazione è arrivata, proprio risucchiata e richiamata da quei momenti di depressione. Abbandonati i progetti per l’acquisto di una fattoria in Scozia dove appendere la chitarra al muro, crescere mocciosi tra una capatina al pub e l’altra, Fray e i suoi Courteeners se ne escono con il loro sesto album “More. Again. Forever.”
Un album che lo stesso Fray ha descritto come coraggioso, sin dalla title track che lui stesso paragona, come stile, ai LCD Soundsystem. I temi trattati non sono di certo allegri, toccando tematiche legate all’invecchiamento, ai probleni di natura mentale e la dipendenza da alcol. I Ritmi elettro-dance della opener “Heat Attack”, la chirarra ed il groove madchesteriano di “Previous Parties”, la popeggiante e ripetitiva “Heavy Jackets” però non decollano. “One Day At A Time” e “Better Man” sono due ballatone che hanno tutti requisiti delle perfette ballatone ma che non scaldano più di tanto (non è di certo un caso se “Better Man” sia spesso associata a “Losing My Religion dei R.E.M.). Solare e senza dubbio indovinata “Take It On The Chin” mentre “Is Heaven Even Worth It?” trova nella melodia struggente qualcosa da ricordare, un credibile momento emozionale di Fray.
No, non ci siamo. Non si offendano i fedeli fan. “More. Again. Forever.” è il tentativo di Fray di cercare un cambiamento ma per ora sembra arenarsi nella terra del “nulla da segnalare, linea allo studio“. I brani sono però ben concepiti e sicuramente adatti alle performance live che li vedranno protagonisti nei prossimi festival estivi.