Primi anni novanta, superata da poco la soglia dei miei vent’anni, inizio a scandagliare ed acquistare, aborrendo i greatest hits, discografie intere di alcuni anzi molti giganti del rock, con una morbosa curiosità dettata non solo da fini collezionistici.
Tra questi nomi, con il portafoglio che languiva, c’era anche lui, Van Morrison, che all’inizio mi raccomandarono di non confondere con un altro famosissimo portatore dello stesso cognome.
A parte i due dischi con i Them, grazie a consigli e letture varie, sono consapevole che devo partire da una base di almeno cinque album (cd) e tra questi immancabile è “Moondance”.
Un album che ebbi la fortuna di non conoscere perchè un certo Bublè ne fece anni dopo una cover di successo, ma perchè veniva citato assiduamente nei vari saggi, articoli, retrospettive che iniziai famelicamente a ricercare.
Una delle note che mi colpì sempre di più nel leggere chi analizzava quest’album consisteva nell’affermazione che si trattava “forse della side a più bella di tutti tempi ” (con l’ottica dell’ascolto in vinile, come uscì al tempo) . Come negare un’affermazione di tal genere?
Scorrete la scaletta e leggete a voce alta i titoli e se questi ultimi, mnemonicamente, non vi dicono troppo, sarà sufficiente cliccare “play” e farsi ammaliare dall’ascolto di cotanta ispirazione e vedrete che non basterà l’ascolto “del primo lato”, giacchè si arriverà alla fine dell’album senza essere riusciti a limitarsi ai brani del “lato A”.
Invero i primi 5 titoli sono capolavori assoluti ma pure il resto fa quasi gridare al miracolo, testimonianza di uno stato di grazia a livelli altissimi.
Con una carriera pluridecennale, si rischia di perdersi nella lunghissima lista di dischi pubblicati, per un autore che non si è mai fermato e non ha avuto decenni “bui” con relativa lontananza dai lidi discografici. Questo “Moondance” rientra pertanto in una ipotetica classifica, anche se voleste limitarla a pochissimi titoli, degli “imperdibili/irrinunciabili” di Van Morrison e rientra in quella categoria di album del nostro in cui si fondono mirabilmente il folk rock, il jazz più esuberante, l’R&B ed il soul.
Se si dovesse, con estrema sintesi, indirizzare l’ascolto di Van a chi ne è totalmente a digiuno, i due classici per qualità e per contrapposizione di stile sono proprio “Moondance” da una parte e “Astral Weeks” (un unicum nella sua discografia, stante un originalissimo cantautorato screziato di influssi jazz) insieme a titoli come “Tupelo Honey”dall’altra.
Un Van pertanto bucolico e a suo modo psichedelico da una parte ed un altro con l’anima immersa nella fusione tipicamente Morrisiana di Soul, R&B e folk, reiterata come detto, spessissimo nell’arco della sua discografia.
Un classico tra i classici, irrimediabilmente presente in qualsiasi classifica dei migliori dischi del secolo scorso e, giova ricordarlo, con un grado pari a zero di invecchiamento.
Tipo album: Studio
Pubblicazione: 28 febbraio 1970 pubblicato negli Stati Uniti
Durata: 38:14 (LP)
Dischi: 1
Tracce: 10
Genere: Rock, Soul bianco, Folk rock, Rhythm and blues, Soft rock, Musica d’autore
Etichetta: Warner Bros. Records
Produttore: Van Morrison
Registrazione: New York al Century Recording Studio, agosto-novembre 1969
Tracklist:
And It Stoned Me ““ 4:30
Moondance ““ 4:35
Crazy Love ““ 2:34
Caravan ““ 4:57
Into the Mystic ““ 3:25
Come Running ““ 2:30
These Dreams of You ““ 3:50
Brand New Day ““ 5:09
Everyone ““ 3:31
Glad Tidings ““ 3:13