Credete che la chitarra elettrica sia l’essenza stessa della musica rock? Siete obsoleti! Prima che qualcuno venga a cercarmi per massacrarmi di botte: no, non sono di certo io a dirvelo, bensì tre bellimbusti senza peli sulla lingua provenienti da Washington DC. Si chiamano Light Beams e hanno appena pubblicato il loro album di debutto, intitolato “Self Help”.
è un piccolo lavoro dalle grandi ambizioni: JM (voce, samples), Arthur Noll (basso) e Sam Lavine (batteria) puntano a sovvertire lo status quo con la potenza di un suono che, pur mischiando stili che sprizzano adrenalina quali dance-punk, indie rock e funk, ripudia in maniera assoluta l’impiego della sei corde. Per il trio statunitense, infatti, la chitarra è ormai solamente un vecchio arnese. In un’epoca in cui sono i loop e i campionamenti dell’hip hop a dominare il mainstream, è meglio abbandonarla nel ripostiglio.
I Light Beams lo hanno fatto, ma non prima di aver trovato un compromesso utile a mantenere integro il loro spirito rock: non cedere alle tentazioni delle nuove tecnologie. L’elettronica alla base delle dieci tracce di “Self Help”, dal sapore vintage e analogico, nasce da strumenti che è possibile suonare dal vivo, e non dai freddi calcolatori che appiattiscono a un modello unico il sound di centinaia di artisti.
L’eccellente sezione ritmica impone il groove, ma sono i synth, i samples e gli effetti vari posti sotto il controllo del vulcanico JM ad aggiungere quel pizzico di freschezza necessario per far smuovere le chiappe degli ascoltatori. Manca ancora un po’ di originalità , purtroppo: quanto ascolterete su questo disco potrebbe benissimo farvi pensare a una variante abrasiva delle produzioni di Rapture, !!! e Hot Chip. Se riusciranno a mantenere alti i livelli di divertimento e a trovare un linguaggio leggermente più personale, allora ne sentiremo ancora delle belle dai Light Beams.
Credit foto: Jati Lindsay