Una delle cose più interessanti della tanto discussa musica liquida è la possibilità di accedere a un archivio pressochè illimitato di canzoni, e questo è assodato, ma non è scontato saper gestire questo materiale in modo stimolante, con il rischio (alto) di perdersi in clichè e frasi fatte. Gigante prende spunto dagli anni Ottanta, Novanta e da chi oggi ne ha riportato in auge alcuni concetti (Tame Impala per fare un nome); sa di non essere l’unico, così punta a esaltare il suo tratto peculiare: il timbro vocale.
Musicalmente ricorda Giorgio Poi (“La felicità a che ora arriva?”), con una mescolanza di sonorità effettate che creano un campo sonoro denso, dove l’ascoltatore viene immerso, stordito dalla voce liquida e dai riff che prepotenti si insinuano nel tessuto ritmico sconnesso del basso e batteria. L’imprevedibilità di “Vene”, molto elettronica e sempre in cerca di qualcosa – come il significato del testo -, evidenzia la sua capacità di gestire stimoli sonori diversi, dagli spunti orecchiabili (“Gomma americana” e “Rettile”) a sfumature più ricercate (“Il mare come sta?”).
Si fa apprezzare la scelta di inserire brani strumentali, utili a spezzare la routine dell’album e a legare i brani tra loro; ormai sembra essere una consuetudine, ma in questo caso non fa pensare a scelte di ripiego per arrivare ad un numero di brani da giustificare un album piuttosto che un EP: gli intermezzi suonano melodici, dinamici e lasciano alta l’attenzione ai pezzi cantati, facendo di “Buonanotte” un album con molta personalità e dalle ottime potenzialità .