Il titolo, probabilmente, è di per sè già molto eloquente: “Nostalgia”; nostalgia perchè gli SPECTRES consentono alle sonorità goth rock e post punk più calde e prossime alle atmosfere tipiche degli anni Ottanta di tornare alla ribalta, ma lo fanno a modo loro, mettendoci anima e cuore e riuscendo così a trovare la loro strada originale. Si lasciano trasportare, certo, dalle dinamiche e dal fascino di band di culto come i Joy Division, i Cure o i Killing Joke, ma, allo stesso tempo, riescono ad enfatizzare la propria visione della musica e della vita e lo fanno attraverso i propri testi, attraverso le chitarre ipnotiche, attraverso le armonie vocali di Brian Gustavson, attraverso una sezione ritmica che sa trasformare l’ansia e la malinconia in un flusso melodico capace, a seconda del momento, di accelerare o rallentare il nostro ritmo cardiaco.
La nostalgia è una creatura vivente, non è semplicemente un legame con il proprio passato. Ma soprattutto oggi, alle prese con una crisi mondiale che allontana, aliena, isola e divide le persone, una crisi che tenta di distruggere ogni legame di solidarietà , facendoci percepire chi abbiamo davanti come una possibile minaccia per la nostra stessa salute e per la nostra sicurezza, la nostalgia ci consente di non dimenticare ed approfondire ciò che siamo; di tentare, nonostante le difficoltà , di non abbandonare la strada dell’empatia e della vicinanza emotiva tra le persone. Ciò rende questo disco, apparentemente lontano dalla politica, un disco visceralmente politico, se diamo al termine “politico” il significato più nobile del termine ed in un momento storico come quello attuale tutto ciò suona abbastanza rivoluzionario e permette di rivestire questi brani di una luminosità ed una passionalità tipicamente punk.
Il passato ci sembra sempre migliore, ma questo è ovvio, è sempre così; sinceramente, però, serve a poco. Ciò che, invece, ha importanza ed è ciò che permette agli SPECTRES di non essere la copia sbiadita di qualcosa che è già avvenuto, è la capacità di utilizzare il passato per guardare avanti, per sfidare un futuro incerto, per costruire qualcosa che sia migliore del presente, per far sì che la nostalgia non sia la fatale prigione in cui moriremo, ma il trampolino di lancio da cui potremo, finalmente, spiccare il volo. Ed ora più che mai è il momento di farlo, senza paura.