Non sono rari al giorno d’oggi i casi di album che vengono rivisti, rimaneggiati – con chiavi di lettura di volta in volta diverse – e infine riproposti al pubblico, a distanza anche molto ravvicinata rispetto agli originali già immessi nel mercato.
I motivi possono essere molteplici, le istanze differenti, così come pure gli esiti meramente artistici.
Non è sfuggita a questa tentazione neanche Anna Calvi, una delle più talentuose e raffinate songwriters e interpreti emerse nel decennio appena concluso. E se l’artista londinese – di chiare origini italiane – prossima ai 40 anni, è assurta a questo status, tra le migliori donne rock contemporanee, gran merito è da ascrivere proprio all’album “Hunter” che uscì nel 2018 tra le lodi unanimi della critica specializzata e i consensi fragorosi di un pubblico crescente.
Sette di quelle composizioni vengono appunto riproposte ora in una versione che, nelle intenzioni dell’autrice, dovrebbero rimandarci al periodo delle prime registrazioni, quindi in una fase molto vicina a quella embrionale. Sintetizzando al massimo, potremmo dire che la Calvi abbia voluto condividere con noi una sorta di demo di quello che sarebbe poi diventato il suo album più famoso e acclamato.
Cadremmo evidentemente in errore però, se è vero che basta mettersi all’ascolto di “Hunted” per renderci conto che la Nostra non si è limitata a ripescare dai cassetti i brani primordiali, ma ha invece voluto aggiungerci qualcosa che potesse davvero certificarne l’importanza e la necessità .
Filologicamente è un po’ il lavoro che ha svolto prima di lei St. Vincent, quando ha rimesso mano al suo giù brillante “Masseduction”, anche se i punti di contatto fra le due si fermano a livello concettuale.
E’ vero, le canzoni di “Hunted” sono indubbiamente più spoglie, grezze, rispetto alle loro epigone in “Hunter”, ma come detto si possono cogliere delle nuove sfaccettature che finiscono pure per arricchirle di significato.
E, differenza non di poco conto, nel rivisitare quattro brani qui presenti Anna Calvi ha sentito l’esigenza di coinvolgere alcuni artisti che potessero rendere tangibile quel quid in più. Nomi che non stridono affatto accanto al suo, trattandosi di spiriti in qualche modo a lei affini e che sembravano fatti apposta per lasciare un sigillo nei brani in questione.
Un esempio lampante è dato dal brano che apre la raccolta: “Swimming Pool”, già notevole in originale, acquisisce ancora più spessore e una profondità quasi spirituale in duetto con Julia Holter.
Altro intervento dannatamente efficace è quello della fascinosa Charlotte Gainsbourg che da’ una patina misteriosa e solenne a “Eden”.
Sorprende Joe Talbot degli Idles, che duetta con Anna nella cadenzata “Wish”: in questo caso non ci saremmo aspettati che i due mondi potessero convergere, invece il risultato è assolutamente degno di nota e le due voci si incastrano perfettamente in un tessuto sonoro piuttosto oscuro, a tratti spettrale.
Convince di meno la presenza di Courtney Barnett, non certo per le qualità dell’australiana che sono notevoli, ma perchè poco aggiunge a una “Don’t Beat The Girl out of My Boy” già sufficientemente energica e viscerale nella precedente versione.
Anna Calvi reinterpreta in solitaria forse quei brani che maggiormente sentiva suoi e solo suoi: magari è una mia pura suggestione ma in effetti in “Hunter” e ancora di più in “Away” l’autrice ci mette tutta se stessa e riesce a trasmetterci in maniera candida e priva di sovrastrutture la sua anima più profonda.
Dando per scontata la sincerità di fondo che ha animato questa operazione di recupero, non possiamo a conti fatti non confermare la bontà dell’opera, anche se rimane un po’ un senso di incompletezza, forse per il fatto che non è stata rivista l’intera scaletta di “Hunter” o più semplicemente per lo scarso minutaggio, che fa assumere al progetto le parvenze di un mini album.
E’ pur vero però che Anna Calvi in poco meno di mezz’ora ha saputo condensare tanto spessore e tanta qualità , quindi va assolutamente “perdonata”, in attesa di sapere quali sorprese ci riserverà nel prossimo album di inediti.
Credit Foto: Maisie Cousins