Strano al giorno d’oggi vedere una band interamente DIY, che si autoproduce la propria musica (attraverso la loro etichetta Egg Records), non ha un ufficio stampa o un booking agent, che riesce comunque a mandare sold-out le più importanti venue di media grandezza del Regno Unito: ciò, in realtà accade già da un po’ di tempo ai Lovely Eggs, il duo formato dalla coppia (anche nella vita reale) composta da David Blackwell e Holly Ross, che forse qualcuno ricorderà nelle Angelica, band punk-rock tutta al femminile attiva tra la metà degli anni ’90 e i primi anni ’00.
Il loro sesto album, “I Am Moron”, è uscito questo weekend a distanza di poco più di due anni dal precedente, “This Is Eggland”: registrato tra casa loro e il Musician Co-op di Lancaster, il disco ha ritardato la sua uscita poichè lo studio ha rischiato la chiusura e la band si è dovuta fermare per lottare perchè ciò non avvenisse.
Per la seconda volta consecutiva al timone troviamo lo storico produttore David Fridmann (The Flaming Lips, MGMT, Tame Impala, Mercury Rev), uno dei rarissimi collaboratori esterni che il duo britannico ha usato nella sua carriera.
La partenza di questo viaggio di quasi quaranta minuti è davvero particolare perchè “Long Sterm Carnations”, una delle tracce più lunghe del disco, si apre e si chiude con ipnotizzanti parti elettroniche che ci sorprendono immediatamente: nel mezzo, invece, un punk lo-fi molto veloce e melodico, che ci mette un’incredibile voglia di ballare.
“You Can Go Now” è molto più poppy e divertente con qualche velo psichedelico, ma non mancano le inserzioni di chitarre fuzzy, mentre “Bear Pit” è qualcosa di inarrestabile e non nasconde pesanti influenze rock old school con quei suoi pesanti riff sparati dalla chitarra della Ross a ritmi esagerati.
Se “The Mothership” è quel momento riflessivo di cui tutti sentivamo il bisogno, con la voce quasi angelica di Holly, che funziona perfettamente con l’aggiunta di un sottile, ma efficace strato di elettronica, la cattiveria punky di “Insect Repellent” è contagiosa e dura, seppure la sua melodia ci sappia conquistare sin dal primo ascolto.
Certo non manca la creatività ai due coniugi Blackwell che, qui aiutati anche dall’esperienza di Fridmann, hanno realizzato un altro album da godere dalla prima all’ultima nota: dopo quasi quindici anni di attività i Lovely Eggs sanno ancora sorprenderci con ogni nuova uscita e non è così scontato. Applausi meritati.