Difficile in questo momento storico pensare con leggerezza, immaginarsi di nuovo fuori dalle case a chiedersi cosa si farà  sabato sera, ma cerchiamo di non bisogna disperare perchè, come spesso accade, la musica viene in nostro soccorso, come in questo caso. “I Feel Alive”, quarto album in studio della band canadese TOPS, è un tripudio di melodie ballabili incredibilmente vintage. Sia che si abbia voglia di rilassarsi sul divano o di saltellare in cucina durante questo periodo di isolamento, tra le undici tracce ne troverete sicuramente più di una che vi farà  da colonna sonora.

La voce soft ed eterea di Jane Penny – che qui regala anche un meraviglioso assolo di flauto – si appoggia piacevolmente ai sintetizzatori di “Direct Sunlight” e alle tastiere morbide, bleep-y, di ispirazione disco funk anni ’80. Il brano sofisti-pop che da anche il titolo a questo progetto, è una via di mezzo tra i Fleetwood Mac e lo stravagante Ariel Pink, le affascinanti texture retrò si fondono come pennellate su una tavolozza alle sfumature soft-rock.

Chitarre jazzy in “Pirouette”, synth energici sostenuti da voci sognanti e testi vivaci in “Colder & Closer” fino ad arrivare alla spensierata “Drowning in Paradise” dove parole in francese si alternano all’abbaiare di un cane. I TOPS mettono in primo piano le insidie e i piaceri delle relazioni, vecchie e nuove, della gioia nel veder sbocciare una storia d’amore e del dolore di ciò che rimarrà  relegato nel passato. Il respiro di Penny si fa malinconico in uno dei pezzi migliori, “Ballads & Sad Movies”, mentre canta: “There were hours in your arms, now I got nobody there keeping me warm”, i freddi sintetizzatori si mescolano ai caldi fraseggi di chitarra, distanziandosi dalle trame synth anni ’80 rivelando un lato della band più intimo. “I Feel Alive” ha un sound davvero accattivante non c’è che dire, un loop di melodie deliziosamente raffinate e testi sussurrati all’orecchio come in “Too much”, una lenta e delicata ballata di addio: “Baby, you took your chance you had it, It’s just too much, too little, too late. When did our love make me this way? It’s just too much, too little, too late. Peace”. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è il malinconico e sensuale lento “Take Down”.

Non sorprende che lo stato d’animo nel complesso risulti in qualche modo ripetitivo, sebbene vada vista più come una caratteristica della bellezza del disco, che come una mancanza. Le tracce chiedono di essere riprodotte ancora e ancora, un loop delicato e malinconico di ricordi di cui resta solo un’istantanea sul muro. I TOPS sono riusciti a distillare il loro suono nella sua essenza in modo tenue, come raggi di sole che filtrano al mattino tra le persiane
Sebbene non si siano allontanati troppo dalla loro zona di comfort, la band canadese senza dubbio è riuscita a rendere luminosi questi giorni grigi. Perciò non resta altro da fare che lasciarsi abbagliare dal luccichio del loro pop morbido e appassionato, abbassare le luci della stanza e farsi contagiare dallo scintillio delle loro melodie rètro. Non sarà  come uscire di casa per andare ballare, ma ci va davvero molto vicino.