A guidare la fila di pubblicazioni di qualità  del fine settimana, il grande amore della mia vita: Margherita Vicario, piede nel passato e sguardo dritto e aperto sul futuro di chi sa che, nell’era della bugia universale, dire la verità  – o provare a farlo – è decisamente un atto rivoluzionario; la cantautrice romana è giovane, ma ha alle spalle una gavetta lunghissima e una serie infinita di cuori infranti – tra i quali, il mio -: in molti eravamo rimasti quanto meno esterrefatti dal completo cambio di rotta stilistica che sembrava separare la Margherita acustica e forse ancora deliziosamente acerba degli esordi, dalla donna sicura delle sue fragilità  che svetta in “Mandela”, ma sopratutto in “Romeo” e “Giubottino”.

Ecco, con “Pincio” sembra averci tranquillizzati tutti: le vie della Signora sono infinite, e la Vicario dopo aver picchiato duro torna a carezzare i suoi ascoltatori con un singolo che che sa di bildungsroman, facendoci scendere nelle viscere della sua Roma, e – quindi – della sua anima.

Io, che innamorato lo sono sempre stato, ora torno a sentirmi ricambiato e non posso far altro che arrossire.