Come direbbero gli amanti della palla a spicchi, arrivano in doppia cifra i Warlocks, la psych-rock band di L.A. che ha nel leader Bobby Hecksher l’unico membro che si è sporcato le mani in tutti gli album sin qui pubblicati (il primo, “Rise and Fall” risale al 2001). I dieci brani di “The Chain”, raccontano le vicende di Rocky e Diamond, due giovani amanti, una sorta di Bonnie & Clyde che vengono arrestati durante un tentativo di rapina. Hecksher (che ha prodotto l’album con Rob Campanella) cerca di analizzare il dramma che nasce quando finisci nelle grinfie del sistema giudiziario americano, gettati in quella che lui definisce ” fossa senza fondo”. Molti giovani finiscono col rovinarsi la vita per reati minori e solo un bel conto in banca è in grado di salvarti da quel triste destino.
I brani del loro decimo album risentono quindi delle emozioni legate all’amore e alla tragedia della sventurata coppia. Troviamo due brani strumentali, “The Robbery” che ha un incedere motorik con un bel tappeto di chitarre e tastiere e “You Stooge You” che con “Sucking Out Your Soul” ci ricordano il fantastico e omonimo album del ’69 degli Stooges (si, quello con “I wanna Be Your Dog). La svogliata “Boogeyman” con Bobby molto slacker si contrappone a “Double Life” una Losing My Religion in versione lisergica. Il blues psichedelico di “We Don’t Need Money” fa a cazzotti con “I’m Not Good Enough / Party Like We Used To” dove incontriamo i Verve di “Lucky Man”. La zuccherosa “Have No Mercy On Me” si trascina stancamente ma ha il grande merito di trasportarci verso la filastrocca barocca di “Feel No Pain / You Hurt Me”, uno dei pezzi più interessanti del mazzo.
Non deludono i ragazzi californiani. I fan storici sicuramente conosceranno da dove Hecksher ha trovato ispirazione per il nome della band. Verso la fine degli anni ’90 suonava il basso nei Brian Jonestown Massacre di Anton Newcombe che gli consigliò di formare una band dopo aver ascoltato alcune sue idee (col senno di poi possiamo essere sicuri che Anton fu sincero, avrebbe potuto essere un modo geniale per sbarazzarsi di un bassista poco gradito!). Warlocks fu il moniker usato da due grandi band ai loro inizi: i Velvet Underground e i Grateful Dead. Sembra che la band di L.A. non abbia intenzione di cambiare nome, sono anche passati vent’anni e un pochino di storia della psichedelia moderna l’hanno scritta. Giusto così. Lunga vita ai Warlocks!