Le forze messe in campo sono maestose. La premiata ditta Saviano/Sollima a gestire scrittura e regia del viaggio Messico-Calabria di un carico di 500 chili di cocaina, un cast internazionale che conta tra gli altri Gabriel Byrne e Dane DeHaan, i Mogwai alla musica e chi più ne ha più ne metta.
Quando queste forze girano al loro meglio, la serie sciorina scene d’azione cazzute (Sollima è ormai un maestro e se ne sono accorti anche in America), scorci fotografici imponenti (possibili grazie ad ambientazioni che vanno dalla Calabria a Dakar, a New Orleans, al Messico, a Casablanca) arricchiti da musica talvolta davvero toccante e dialoghi all’altezza, tanto che alcuni episodi (gli ultimi due ad esempio) vanno davvero a segno.

I problemi iniziano quando la scrittura insiste troppo spesso sugli stessi meccanismi. Ogni episodio è praticamente spaccato in due, con gli eventi che vengono ripercorsi due volte, ciascuna da un punto di vista differente, geografico o di un altro personaggio. A volte il sotterfugio funziona, altre ammazza la tensione in momenti potenzialmente esplosivi.

Abbastanza superficiale anche la scrittura di alcuni personaggi, che sarebbero potuti essere sviluppati meglio in lunghi minutaggi che preferiscono invece inerpicarsi in sub-plot sostanzialmente inutili, come quello degli jihadisti che monopolizzano l’episodio meno interessante di tutti.