Prendetemi per pazzo, ma se devo pensare al PEZZO per eccellenza nel Britpop non vado con la mente a “Supersonic” degli Oasis, “Parklife” dei Blur o “Common People” dei Pulp, no, la mia fantasia scatta all’istante e va a posizionarsi sul faccione divertito e scanzonato di questi tre pischelli di Oxford, che esplodevano grinta ed esuberanza con “Alright”. Quello per me è purissimo britpop al 100%. La canzone per eccellenza, estrapolata in un disco che non fa altro che creare una cornice prefetta a questo brano.

Gaz Coombes, Mick Quinn e Danny Goffey nel maggio del 1995 devono dimostrare che i singoli piazzati fino ad ora non sono una bufala (la classica sigla “Next Big Thing” pende sulle loro teste) e, sopratutto, hanno in mano un contratto pesante con la Parlophone. Problemi? Assolutamente no. L’entusiasmo con cui questi tre ragazzi si gettano nella mischia è contagioso, travolgente e non lascia scampo. “I Should Coco” è l’equivalente di una corsa a perdifiato, di un giro in giostra ad alta velocità , un urlo di gioia che non riesci a trattenere.

Messe da parte le influenze quasi alla Ride della primissima incarnazione della band, i Supergrass mettono sul piatto melodie pazzesche e tributi più o meno lampanti a pesi massimi come Buzzcocks, Who, Beatles e Kinks. La giovanissima età , le loro facciotte fresche e furbe, i testi molto diretti e semplici, quei coretti che sembrano farina del sacco dei Beach Boys, il video in alta rotazione, i concerti live in cui sprizzano energia e sudore da ogni poro fanno il resto. Dritti al numero uno!

Se Gaz ci mette urla, cuore, voce e chitarre belle cariche e fragorose, a rendere il tutto scintillante e irresistibile è la sezione ritmica, con un Danny in grandissimo spolvero: un motore inesauribile che detta i tempi in modo irrestibile e, quando c’è da dare vigore e vitalità  esplosiva ai brani, è il primo a gettarsi nella mischia (i cambi di tempo in “Strange Ones”, che splendore). Ma la cosa bella è che pure quando tirano il fiato i Supergrass sono assolutamente adorabili , perchè i ritornelli restano il piatto forte della ditta e, anche quando il ritmo cala, la melodia resta li a svettare su tutto. Che ci crediate o meno, c’è spazio pure per una dilatata popedelia in “Time”, che sembrerebbe a fare a pugni con il turbo acceso di “Caught By The Fuzz” e, invece, ci mostra un lato della band assolutamente credibile, che sarà  approfondito strada facendo.

Signori e signore, il britpop!

Pubblicazione: 15 maggio 1995
Durata: 40:18
Dischi: 1
Tracce: 13
Genere: Rock alternativo, Britpop, Indie pop
Etichetta: Parlophone
Produttore: Sam Williams

Tracklist:
I’d Like to Know
Caught by the Fuzz
Mansize Rooster
Alright
Lose It
Lenny
Strange Ones
Sitting Up Straight
She’s So Loose
We’re Not Supposed To
Time
Sofa (of My Lethargy)
Time to Go