Nell’era degli anti-tutto, Limbrunire ci rammenta del nostro dovere a rimanere umani e, per una volta, avvolti in giuste bandiere bianche per ritornare a darci segni di pace, mentre dai cortili tornano i primi segnali di vita (sono certo che la citazione al maestro Battiato sarà gradita dal cantautore).
Limbrunire è la sicurezza che ti porti dietro e dentro sin dal suo primo ascolto: essere di fronte ad un’oasi serena in un deserto di rumore digitale, che il turismo di massa non ha ancora ridotto a parco turistico ma che di certo, quando l’attenzione del mercato arriverà (perchè arriverà ) venderà cara la pelle all’altare del consumismo.
Nel 2020, in piena quarantena, sfidare l’ascoltatore con un brano che, come “Anti”, annulla qualsiasi scorrere diacronico del tempo, congelandolo in mitragliate gentili di parole giuste, è una gesto non da poco: il piglio elettronico – figlio meticcio di elettronica da club e cantautorato vecchia scuola – permette la costruzione in altezza di una babele di suoni e di immagini, dall’equilibrio virtuosamente ammirabile.
Le scelte lessicali meritano poi un’attenzione tutta loro: nelle pieghe delle sonorità minimal di “Anti” – un bilancino in moto perpetuo tra scelte new soul e pop raffinato, di quello che svuota le orecchie invece che saturarle – si annidano ed incastrano alla perfezione parole capaci di farsi corpo sonoro, materiale ritmico utile a rendere ancor più felice ed efficace il groove di un brano che si rivela essere preziosa somma di piccole cose (e credo che Limbrunire apprezzerà anche la citazione, in questo caso, a Fabi).
Limbrunire non sbaglia, e si fa alfiere del less is more in questi giorni di nuvole e sole, in cui il Tempo sembra aver provato ad insegnarci il valore di tutto ciò che abbiamo e di cui, spesso, non sappiamo godere.