Paesaggi crepuscolari e sfumati, che si trasformano in un incubo ad occhi aperti, restando invischiati nelle nebbie pesanti della modernità , intrappolati in un lockdown perpetuo che ci deruba del nostro spirito critico, delle nostre opinioni, delle nostre domande e soprattutto della nostra capacità di provare empatia nei confronti dei nostri simili e del mondo esterno, riducendoci sempre più a degli ottimi consumatori.
Allo stesso tempo controllori e controllati, chiusi nelle nostre case, con lo sguardo fisso su uno schermo luminoso, drogati di fotoni, mentre le sonorità elettroniche di “Delife”, con il loro retrogusto vintage, ci riportano, con la mente, a giorni più gioiosi e spensierati.
Ma siamo davvero stati così felici? O quello che stiamo ascoltando è solamente un sogno trasformato in musica? Intanto le nostre fobie vengono proiettate sulle sonorità post-punk crude e minimali, ma allo stesso tempo accattivanti ed elettriche degli Overlogic. Come faremo a salvarci? Come ritroveremo il dancefloor? Come riprenderemo il pieno possesso dei nostri tempi e dei nostri spazi?
Solo se saremo in grado di evidenziare ““ anche con l’ironia e con il sarcasmo ““ quanto ci sia di finto nelle nostre esistenze ed andando a scardinare tutte le menzogne e le fake news che sono state trasformate in certezze, nei pilastri di un sistema che non può auto-sostenersi e che è destinato a cadere sotto i colpi pulsanti delle drum machine, l’eleganza e la melodia delle linee vocali, l’energia vibrante dei synth, mentre un flusso di coscienza fatto di passato e futuro, di new wave e synth-pop, di realtà ed apparenze, di rock ed elettronica, si propaga, come un virus, da una mente all’altra, da un corpo all’altro, da un cuore all’altro.
Ed è così che andremo oltre: oltre la logica dominante, oltre tutti i suoi luoghi comuni, oltre tutti i suoi facili e pericolosi populismi, oltre le sue eccessive ostentazioni formali, oltre il suo nauseabondo ed opprimente servilismo mediatico, liberando il mondo dalle paludi digitali in cui è sprofondato e rimettendo l’anima analogica dell’essere umano al centro di ogni discorso politico, sociale, artistico ed economico. Forse così ritroveremo il nostro dancefloor, ritroveremo i Kraftwerk ed i Depeche Mode, ritroveremo il futuro, ritroveremo tutto il tempo che ci avevano rubato ed ogni spazio che ci avevano precluso, ritroveremo il coraggio di dubitare e la voglia di conoscere noi stessi e gli altri.