Considerabile a tutti gli effetti il testamento di Mattia Torre (“Boris”, “La linea verticale”, serie dalla cui grandezza è però lontano), “Figli” è l’ennesimo ritratto sarcastico e riuscito dell’Italia da parte dell’autore scomparso prematuramente lo scorso anno. In questo caso il bersaglio di Torre è la fobia tutta nostrana del secondo figlio, e in realtà  dei figli in generale, insostenibili economicamente ed emotivamente.

Sorretto da due attori protagonisti decisamente in parte (Mastandrea al solito un po’ meglio di tutti gli altri) e pepato da alcune gag cattive e divertenti, “Figli” è un film profondamente italiano, con tutti i pregi e i limiti del caso.
Devo infatti ammettere che mi davvero lasciato l’amaro in bocca, non tanto perchè sono in attesa del mio primo bimbo, quanto perchè diventerò padre in Germania, dove gran parte delle paure descritte nella pellicola desterebbero più che altro un sorriso.

In Spagna, dove queste paure hanno ragion d’essere quanto in Italia, questi anni è andata molto in voga una serie omologa, ma molto più salace e smaliziata, “Mira lo que has hecho” del talentuoso cabarettista catalano Berto Romero. Straconsigliata.