Ah, la Norvegia. Terra di fiordi e sole a mezzanotte; di merluzzi appesi alle rastrelliere e chiese in fiamme. è inutile starci a girare intorno: per molti, musicalmente parlando, il paese scandinavo è essenzialmente il luogo che diede i natali alla fronda più oltranzista e violenta del black metal. I giovani satanisti che sconvolsero il nord Europa a suon di roghi e omicidi sul finire dello scorso secolo furono rappresentanti di un genere che, sotto svariati punti di vista, può essere definito controverso.

Eppure, a fronte di nefandezze e crimini di ogni sorta, tanti di loro produssero lavori straordinari entrati di diritto nella storia della musica estrema. Con i loro sforzi band come Darkthrone, Emperor, Mayhem e Immortal – solo per citare alcuni dei principali esponenti della cerchia ““ hanno aggiunto le gelide lande norvegesi sulla mappa della musica che conta.

E pensare che, nella seconda metà  degli anni ’80, spiravano venti decisamente più leggeri dalle parti di Oslo. Volete un esempio? I romanticissimi A-ha. Con il loro album d’esordio, il fresco trentacinquenne “Hunting High And Low”, scalarono le classifiche di mezzo mondo, lasciando un marchio indelebile sul resto del decennio.

E come ci riuscirono? Forse cantando di guerre, morte e distruzione, come più tardi avrebbero fatto i loro spietati e truccatissimi conterranei? No di certo. Questi tre ragazzi dalla faccia pulita e dai capelli cotonati appartenevano a tutt’altra parrocchia, ovvero quella del synth-pop. Uno stile quindi assai in voga all’epoca e proposto con successo da una miriade di boy band, apprezzate in primis da adolescenti alla perenne ricerca di un frontman da idolatrare.

Morten Harket, per sua fortuna, aveva tutte le carte in regola per conquistare i cuori delle teenager: occhi azzurri, ciuffo ribelle, il viso delicato di chi sembra essere nato apposta per la copertina di “Ciao 2001”. E, come se non bastasse, una voce incredibile e un invidiabile talento per le melodie più raffinate, dolci e zuccherine (anche se, a onor del merito, la penna principale era quella del chitarrista Pà¥l Waaktaar).

Il suo ammaliante fascino impregna i dieci brani di “Hunting High And Low” come l’odore di fritto fa con gli abiti. La delicatezza della title track e di “Living A Boy’s Adventure Tale” si imprime nel petto dell’ascoltatore, che per tutti i trentasette minuti di durata dell’album viene cullato da brezze sinfoniche, finezze sintetiche e quel pizzico di tenerezza che non guasta mai.

L’intensità  di “The Sun Always Shines On T.V.”, che parte come una ballad per poi aggredire con la potenza del “rullantone” tipico degli anni ’80, si attenua appena appena tra le languide note della brevissima “And You Tell Me”, dolce parentesi che si inserisce alla perfezione tra una caterva di perle pop tanto catchy quanto ormai antiquate.

C’è poco da fare: nonostante il valore complessivo, “Hunting High And Low” non è invecchiato benissimo. è un disco decisamente troppo legato a un determinato periodo storico: vi sfido a trovare la benchè minima traccia di modernità  al suo interno. Ciononostante, una singola canzone lo ha reso immortale. Sto parlando naturalmente di “Take On Me”: una hit stratosferica che, grazie a uno straordinario videoclip realizzato con la tecnica del rotoscopio, ha segnato l’intera generazione MTV. Se non avete mai sentito quell’iconico riff di tastiera che esplode a partire dal secondo numero diciassette del pezzo, vuol dire che vivete in lockdown da quando siete nati.

A-ha ““ “Hunting High And Low”
Data di pubblicazione: 1 ° giugno 1985
Tracce: 10
Lunghezza: 37:19
Etichetta: Warner Bros.
Produttori: Tony Mansfield, John Ratcliff, Alan Tarney

Tracklist:
1. Take On Me
2. Train Of Thought
3. Hunting High And Low
4. The Blue Sky
5. Living A Boy’s Adventure Tale
6. The Sun Always Shines On T.V.
7. And You Tell Me
8. Love Is Reason
9. I Dream Myself Alive
10. Here I Stand And Face The Rain