Lucio Leoni non è un nome nuovo della scena cantautorale, attivo già da parecchi anni e con un percorso di tutto rispetto fatto di gavetta, palchi e polvere di club di periferia prima di raggiungere i riflettori dell’attenzione nazionale.
Ciononostante, qualcuno ancora fa fatica ad accettare che, tra le tante copie delle copie che il mercato offre in pacchetti di canzoni che sembrano figurine buone per le nostre personali collezioni di luoghi comuni, esistano belle miniature amanuensi di una penna elegante, che pare non risentire del cambio dei tempi perchè le cose belle esistono in una dimensione a sè, e non subiscono invecchiamenti ma solo evoluzioni.
In tal senso, “Dove sei, pt. 1” sembra aver segnato l’inizio di un nuovo percorso musicale dopo l’ottimo esordio di “Lorem Ipsum”, datato ormai un lustro fa, e la conferma di “Il lupo cattivo” (2017): la scrittura di Leoni si è fatta più matura, più consapevole del grande potenziale che le parole possono avere, laddove diventano bombe pronte a far detonare il grande silenzio delle idee che avvolge la nostra contemporaneità .
La prima parte di quello che si preannuncia essere solo metà di un discorso discografico più ampio, si articola in otto tappe musicali dense ed arrabbiate. L’incipit del disco ha il piglio – a metà strada tra rap, elettronica e alternative rock – di una passione cristologica, divincolandosi tra le spine di una società che si fa croce dell’individuo con le sue ipocrisie e la sua retorica: Murubutu incontra Giovanni Truppi e trova slancio dal trampolino di una vocalità piena, decisa e, appunto, matura.
Non c’è paura nella denuncia di Leoni, e nemmeno un filo di retorica negli spiragli pop di “San Gennaro” – che ammicca ai tempi belli de Lo Stato Sociale di “Turisti della Democrazia” – con un sapiente uso delle dinamiche emotive e musicali capace di riportare in primo piano il contenuto perchè, sì, di contenuto qui c’è n’è, e il buon Lucio sente il dovere di difenderne la centralità . Leoni ha cose da dire, e sa come dirle: la densità semantica della sua scrittura si accompagna ad una sapiente calibrazione della forma, che rende manifesta la differenza tra studio e dilettantismo; nell’era dell’improvvisazione e della scanzonatura, Leoni ricorda al mondo che l’improvvisazione richiede preparazione, e giocare con la musica pretende alla base grande serietà , e rispetto nei confronti dell’ascoltatore.
“Dedica”, in duo con Francesco Di Bella, apre i condotti lacrimali in un diluvio di belle speranze – tradite da un destino che accomuna tutti -, rendendosi cartina tornasole di una generazione delusa e dimenticata; che bello invece, in “Treno”, l’ardito e sapiente incastro di parole nell’esercizio appassionato e quasi futuristico di una costruzione lessicale che non cede al manierismo e al vuoto semantico: sta qui tutta l’abilità di Leoni, nel coniugare forma e sostanza in un equilibrio tra potenziali altissimi a livelli quasi saturi senza mai cadere nell’esagerazione e nello sbilanciamento dell’alchimia artistica.
“Mongolfiere” è una ballad delicatissima, con la presenza – che oggi potremmo definire quasi anacronistica – di un sax che piange lontano, faro nella notte per l’ascoltatore che si immerge nella galassia sensoriale architettata da Leoni scomodando – con gusto e con coraggio – il maestro Battiato, in un brano che per impostazione ricorda le carezze di Niccolò Fabi.
L’andamento cardiaco torna ad impennarsi nell’epopea condensata di “Atomizzazione”, implosione musicale ed isterica del racconto degli ultimi vent’anni di storia contemporanea, dove l’uso dei fiati si fa ritmico (insisto sull’importanza che Leoni da all’arrangiamento strumentale, nell’era della digitalizzazione e dell’abuso dei samplers di Logic) addensando il ritmo incalzante che accompagna alla chiusura – seppur parziale – del disco sullo sfondo intelligentemente sociale di “Mi dai dei soldi”, innesco riuscito della mia curiosità nell’attesa febbrile per quella che sarà la seconda sezione di “Dove Sei”.
La prima parte, sembra infatti aver risposto alla domanda implicita nel titolo dell’album ponendo Leoni sotto gli occhi di un rinsavito popolo di sognatori, che forse hanno trovato, in “Dove Sei, pt. 1”, un posto bellissimo in cui ritronare a riprendere fiato e a riflettere, nella mezz’ora gravida di spunti musicali e umani che il disco sa offrire.
Credit Foto: Simone Cecchetti