La realtà che ci circonda sembra davvero spingerci lontani da dischi simili. Ai Caraway basta una bicicletta e un prato verde per essere deliziosi fin dalla copertina, mentre per noi il cielo all’orizzonte è scuro, foriero di presagi terribili e di venti di guerra, non più solo di pandemia. Ma la musica ha tante funzioni. Può alimentare la protesta, tirar fuori la rabbia, il dolore, così come darci sollievo e anche per il tempo di un disco, distoglierci da brutti pensieri. Forse mai come oggi un disco leggero, spensierato e naif come quello dei The Caraway potrebbe fare al caso nostro.
In una primavera che guarda all’estate ma in cui quello che brucia non sono solo i nostri occhi abbagliati dal sole, ma anche roghi di violenza e di esaperazione, ecco che i Caraway ci creano una piccola bolla in cui assaporare davvero l’estate che ci piace, quella senza pensieri, quella in cui davvero ci si può buttare su un prato, con le cuffie per sorridere, battere i piedi a tempo e farsi catturare dalle cose belle e leggere, come questo delizioso guitar-pop. Il mio non vuole essere un discorso di disimpegno, tutt’altro. Solo che, a volte, fermarsi per ricaricare le batterie e ammirare il sole e non la notte, beh, non può che fare bene.
Già da “My Love Affair” ci si sente catapultati in quella che potrebbe essere la colonna sonora di una travolgente puntata di Lamù, con la fanciulla dello spazio e il grande Ataru Moroboshi. E poi da li in poi è tutto un tripudio: dalla scuola guitar-pop insegnata in modo superbo grazie a “The Rainy Day” o “Apple Of My Eyes”, alle tastiere zuccherose di “The Treasure for Me”, passando per un giro in una romanticissima Parigipop con “Sunday Clothes” e il dancefloor casalingo che viene creato a tempo record per “Take You Away”. C’è pure quella delicatissima bossa nova che guarda agli anni ’60 di “Hasta Luego”. Insomma un disco carinissimo, fuori dal tempo, ricco di melodie indie-pop che guardano al passato e riportano il sorriso.
Ne abbiamo bisogno.