Anticipato da una manciata di singoli, ecco il ritorno sulla lunga distanza degli australiani Rolling Blackouts Coastal Fever dopo il (giustamente) acclamato esordio di “Hope Downs” di due anni fa.
E il marchio di fabbrica è sempre lo stesso, con melodie a presa diretta guitar driven, fresche e spensierate, messe subito in mostra con il trittico iniziale di “The Second of The First”, “Falling Thunder” e “She’s There”, che d’altro canto fa però capire che l’incedere di questo “Sideways to New Italy” non sarà più un off road fatto di spregiudicate derapate su terreni sconnessi, bensì un ben più lineare viaggio a passo ben più cadenzato e sciolto su rettifili di memoria Laurel Canyon.
Sia chiaro, ci sono ancora gli intrecci di chitarra per i quali l’interesse di tanti era sbocciato quasi immediato, ma questi sono sicuramente meno scenici ed il mood pare ben diverso da quello fatto di scatti al fulmicotone ed incalzanti arrembaggi di pezzi come i precedenti “Talking Straight”, “Mainland” o “Bellerin”: il calibro si sposta su coordinate che privilegiano chitarre armoniche e tintinnanti, melodie e falsetti di byrdsiano rimando e una velocità di crociera in generale piuttosto compassata. Più (jangle)pop, che (indie)rock, per gli amanti delle etichette.
Ben lungi dall’impegnare l’ascoltatore sia a livello sonoro che di contenuti, l’evitare drifting in fuori strada ci consegna una band che dimostra di sapersi muovere con scioltezza e gusto anche in percorsi più regolari: la docile “Sunglasses at The Wedding” è come lì a rimarcarlo.
Se da un lato qualcuno potrà storcere il naso perchè poteva aspettarsi (leggasi, voleva) un seguito altrettanto indiavolato a “Hope Downs”, questo “Sideways to New Italy” ci consegna una band capace di maneggiare il guitar pop più mite ed equilibrato con altrettanto buona padronanza dei mezzi. In casi come questi, saranno le prossime mosse dei RBCF a farci capire qual è il campo da gioco per cui gli australiani sono davvero più portati.