Ci si avvicina con diffidenza a certi album. A volte nemmeno per ascolti pregressi che non hanno particolarmente convinto, quanto per passaparola di amici o semplicemente etichette appiccicate che conducono su “forme mentis” fuorvianti. Con Blanco White quello che mi aveva fatto un po’ storcere il naso era il termine folk. Una semplice parola che, se avessi continuato nel mio approccio diffidente, mi avrebbe impedito di avvicinarmi con attenzione e rispetto a quello che, a tutt’oggi, considero uno dei dischi più toccanti ed evocativi di questo 2020.

Prima di addentrarci nei suoni di questo lavoro è però necessario capire bene con chi abbiamo a che fare. Josh Edwards (in arte Blanco White) è un “giramondo”, uno di quegli artisti che, come una spugna, è stato capace di assorbire culture e spirito dei paesi in cui (seguendo la sua famiglia e poi da solo) è stato. Parliamo di America Latina e di cultura (e lingua) spagnola. Spesso l’artista britannico ha ammesso che il Flamenco ha avuto su di lui e sulla sua formazione musicale un impatto determinante. Ma quello che più estrapoliamo, ascoltando questo ottimo “On The Other Side”, è proprio l’amore assoluto per la musica “popolare”, che però Josh, abilmente, filtra e trasmette, in modo molto personale. Attenzione, non siamo di fronte a musica “da strada“, non abbiamo un disco da ballare con girotondi e balletti colorati (seppur il groove faccia capolino in un brano coinvolgente come “Olalla”), no, quello che ci aspetta sono intense ballate che si fanno tanto avvolgenti e carezzevoli quanto malinconiche e sensuali.

Blanco White si addentra in quel sound dalla base folk, lo studia, lo mescola alle sue passioni e poi lo plasma a suo piacimento, con sapienti mani artigiane. La chitarra e gli strumenti tradizionali dell’America Latina che incontrano i synth rendono la musica morbida, crepuscolare, magnetica. Spigoli mai taglienti, ma sempre arrotondati, braccia larghe che avvolgono, ci coccolano e ci rassicurano, senza però mai lasciar perdere del tutto un aspetto appena più scuro, che sta in profondità , pronto ad emergere, appena il velo dell’emotività  si mescola al calore umano che emerge da ogni nota.

Si potrebbe dire che Josh Edward è partito letteralmente dal folk per portarci verso lidi che non ho paura di definire quasi dream-pop, ma non è andato da solo, ci ha teso la mano e ci ha invitato ad andare con lui, senza paura. Un disco per viaggiare quindi, per uscire dalla nostra realtà  e ritrovarsi lontani, seppur, magari, seduti comodamente nel salotto di casa nostra.

Talento sopraffino questo di Josh Edwards, lasciatevi catturare da questa magia…

Photo: Sequoia Ziff