Gli scatti di una macchina fotografica (con cui il pezzo si apre) consegnano il nuovo brano di Solisumarte alla fila di polaroid fresche ed estive di questo fine giugno; “Norvegia” diventa il miraggio di brezze e lontani refrigeri, nel caldo afoso che sta costringendo l’Italia a prenotarsi boccate d’aria in spiagge lottizzate da emergenze pandemiche, mentre gli ultimi vagiti del mercato vanno verso lo scioglimento di ogni certezza nell’inferno di playlist impegnate a cercare nuove hit per quest’estate acida, invano.
Ecco, in tale contesto rarefatto e sudato, “Norvegia” diventa il miglior modo per affrontare il collasso dei sensi, nella foga dei primi caldi: un’impalcatura leggera, pop e decisa porta l’ascoltatore in alto mare, lontano dalla prevedibilità delle derive mainstream, dalle maree e dai riflussi del pop estivo; i riferimenti sono quelli alla scena indie, certo, ma senza la pretesa di farsi specchio di santini di altri, di preghiere già usate: c’è identità in Solisumarte, e nessuna paura di cantare la propria generazione, fatta di distanze, di non detti, di calori freddi e di freddezze spesso ustionanti.
Un buon ritorno per Solisumarte a confermare la bontà di un progetto che farà parlare di sè, e che si spera possa farci sentire un pò meno soli qui, sulla Terra.