Abitano a Liverpool e sono diventati amici mentre frequentavano l’università , ma nessuno di loro è inglese: stiamo parlando degli All We Are. Il trio di stanza nel Regno Unito, infatti, è composto dall’irlandese Richard O’Flynn (batteria), dalla norvegese Guro Gikling (basso) e dal brasiliano Luis Santos (chitarra). Dopo aver pubblicato il loro omonimo debutto nel 2015 e “Sunny Hills” nel 2017, gli All We Are sono tornati lo scorso weekend (il formato fisico qui in Italia uscirà venerdì prossimo, 21 agosto) con il gustoso “Providence”, pubblicato da Domino Recording Company. Noi abbiamo approfittato di questa occasione per contattare via e-mail la band e farci raccontare del nuovo LP, delle loro influenze, dei temi dei loro testi, della loro etichetta discografica e anche della situazione della musica live. Ecco cosa ci hanno detto:
Ciao ragazzi come state? Come è la situazione con il coronavirus nel Regno Unito? Siete contenti il vostro terzo album uscirà nei prossimi giorni?
Stiamo bene grazie! Andando avanti come tutti gli altri. è surreale pubblicare la nostra musica in questa situazione, è frustrante non essere in grado di esibirsi dal vivo, ma questo album ha sempre voluto portare gioia, quindi forse è il momento perfetto.
Venite da tre paesi diversi, ma vivete tutti a Liverpool: potete raccontare ai nostri lettori come vi siete conosciuti e avete deciso di formare una band insieme?
Sicuro! Ci siamo conosciuti tutti all’università di Liverpool per studiare musica. Siamo diventati amici dal primo momento e abbiamo deciso di iniziare gli All We Are non appena l’abbiamo terminata. Volevamo stare insieme e c’era (e c’è ancora) una scena musicale così fantastica a Liverpool in quel momento e volevamo farne parte.
Il vostro nuovo album si chiama “Providence”. è un titolo molto positivo: da dove viene? In qualche modo riflette lo stato d’animo del vostro disco?
Sì, certo. L’album è sempre stato per noi un’esperienza curativa e positiva sia nello scriverlo che nel registrarlo, celebra le cose belle della vita, quindi volevamo che il titolo lo riflettesse. Il fatto che il disco venga pubblicato ora è un atto di provvidenza in sè, visto che il mondo ha bisogno di positività e ciò è interessante di per sè!
Le canzoni del vostro nuovo LP riguardano temi universali come l’amicizia, l’amore, il sesso, la perdita, il ballo: da dove avete preso l’ispirazione?
L’ispirazione per il disco è presa dalle nostre vite e da tutto ciò che succede intorno a noi. Tutte quelle cose che hai menzionato sono esperienze umane universali e cose da celebrare, quindi volevamo comunicarlo nei brani.
Posso chiedervi come funziona il processo creativo nella vostra band? è qualcosa di collaborativo? Ognuno porta le sue influenze all’interno del vostro suono?
è un po’ entrambe le cose. Questa volta abbiamo suonato alcuni pezzi insieme, ma molti altri sono stati scritti separatamente e portati al resto della band. Il processo di produzione e il processo di registrazione li hanno messi insieme e li hanno fatti diventare un disco della band.
Nel vostro nuovo disco il vostro sound è cambiato ancora: possiamo sentire ritmi tropicali, ma anche influenze pop e dance in molte delle vostre nuove tracce. Come avete deciso di passare a questo nuovo suono?
Penso che le melodie pop siano sempre state al centro della musica degli All We Are, ma l’atmosfera tropicale è iniziata una volta che abbiamo iniziato a scavare nel processo di produzione. Abbiamo registrato la batteria senza piatti o cembali e abbiamo usato bonghi, conga e percussioni per far risaltare il groove. Questo è diventato un suono caratteristico del disco e abbiamo finito per decorare lo studio con accessori tropicali.
In “L Is For Lose” sento l’influenza di Prince (forse è per il falsetto o per il suono funky): sono solo io o vi trovate d’accordo con me?
Quello che dici è corretto al 100%. Prince è il mio eroe e mi ha letteralmente salvato la vita.
“Beauty In Loss”, anche se ha un’atmosfera dance, è un po’ più lento e calmo dei brani precedenti: potrebbe essere considerato come un “momento rilassato” tra molti ritmi?
“Beauty In Loss” è stata una delle prime canzoni che abbiamo scritto dopo l’uscita del nostro secondo LP. è sicuramente un momento riflessivo nel disco e per noi è un momento per lasciare andare il passato, riconoscendo che c’è la luce dopo l’oscurità e la bellezza nella perdita.
Aveto suonato qualche concerto da casa durante il lockdown? Qual è la vostra opinione sul futuro dei live-show?
Abbiamo fatto un live streaming appena prima del lockdown totale a marzo, che è stato per noi un momento incredibilmente potente e toccante. Ne abbiamo fatti altri da remoto, ma è stato difficile perchè non ci era permesso di incontrarci. Sono stati divertenti, ma non possono sostituire i concerti reali. Non sono sicuro riguardo al futuro, ma quando sarà il momento di suonare ancora, saremo pronti!
Avete firmato un contratto con la Domino: come vi trovate a lavorare con un’indie-label così importante?
Sinceramente quando abbiamo firmato per la Domino è stato uno dei giorni più belli della nostra vita. Abbiamo imparato così tanto e siamo sempre più innamorati di questa label e di tutti coloro che vi lavorano ogni giorno.
Avete qualche nuovo artista interessante da suggerire ai nostri lettori?
C’è una piccola etichetta davvero fantastica di Liverpool chiamata Eggy Records. Hanno pubblicato materiale di artisti davvero bravi. Mi piacciono davvero tutti! Ottime vibrazioni.
Un’ultima domanda: per favore potete scegliere una delle vostre canzoni, vecchia o nuova, da usare come colonna sonora di questa intervista? Grazie mille.
Che ne dici di “Providence” dal nuovo disco? Mi sembra il brano giusto giusto! Grazie a te per l’intervista e tanto amore. Ci vediamo presto a un nostro concerto!
Photo Credit: Rebecca Hawley