Metamorfosi è la parola d’ordine del nuovo album di Sarah Walk musicista che avevamo imparato a conoscere tre anni fa grazie ai dodici brani volitivi e caparbi, tutti piano, voce e arrangiamenti grintosi di “Little Black Book”. Molto è cambiato nel frattempo: l’etichetta One Little Indian è diventata One Little Independent e Sarah ha trovato nuova determinazione e una voglia altrettanto forte di scoprire se stessa, la sua identità multiforme e queer.
“Another Me” di nome e di fatto dunque. Produce Leo Abrahams (Regina Spektor, Belle and Sebastian, Paul Simon, Pulp, David Byrne, Brian Eno) e l’irruenza delle emozioni del piccolo libro nero viene lasciata decantare in un pop a forti tinte elettroniche, elegante e un po’ dark fin dalle prime note di “Unravel” e “What Do I Want?”. Il piano non scompare del tutto e i momenti migliori di questo secondo album sono quelli in cui si intravede un fragile equilibrio tra la Sarah di ieri e quella di oggi (“Another Me (Fix Myself)”, “Same Road”, “On The Outside”).
L’impatto inutile negarlo non è quello di “Can’t Slow Down” e “June”, alcune trame sperimentali (“The Key” ad esempio) risultano poco convincenti. Sarah Walk prova a dimostrare di non essere solo la ragazza arrabbiata col pianoforte a coda, ma l’intensità dolorosa di brani come “Crazy Still” e “No Good Way To Say Goodbye” risulta preferibile rispetto alla nuova veste elettronica che ha scelto di indossare, nonostante l’indubbia profondità dei testi e la voce sempre sincera.