Avete sempre sognato di sentire in bocca il sapore della Route66, sfrecciando come novelli Kerouac accanto alle derive del Canyon e ascoltando solo rassegne di rock AOR e post-grunge americano? Ecco, in tempi di crisi Covid certo abbozzare anche solo il pensiero di un viaggio oltreoceano diventa proibitivo anche per i sogni dei più ottimisti e per le tasche dei più abbienti sostenitori del “travel4life“; e allora sembra quasi inevitabile che, nel delizioso tranello del viaggio mentale, non si possa far altro che caderci, e a piedi uniti.

Perchè la musica – per ora, e più o meno – è gratis (ma non per chi la fa: sensibilizziamoci!) e ascoltando “Inner Peace” non si può che volare sulle rive del Mississipi, magari con un filo d’erba in bocca a condire il quadretto blues da sogno americano: chitarrone sfrontate ad accompagnare la frusta di una voce che graffia senza perdere il cuore, mantenendo la rabbia del timbro dentro la carezza di melodie efficaci, leggere, che non pesano e non posano.

Sì, perchè – pur essendo evidenti le radici del progetto A-Lex – il risultato dell’operazione di recupero del debuttante (si fa per dire, alle spalle tanti palchi e tanti progetti) toscano non si spegne nell’emulazione, ma rivaluta la dimensione emotiva ed emozionale del rock; tutto questo, nell’attitudine preconfezionata di ogni nuova uscita di mercato – sempre più fredda nel suo farsi autopsia dell’identità  autorale, e tripudio di pose contratte ed emulazioni malcelate – sa di resistenza ad un sistema usurante al punto da farci dimenticare quanto possa essere bello farsi spettinare da ciò che è sporco, spettinato – appunto – ma vero.

Buona la prima, con interessanti margini di crescita. Aspettiamo conferme.

 

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Inner Peace Grid “¢ “¢ “¢ https://open.spotify.com/track/688wJtCpmqpeKzH62uaU6H?si=NpvdP0sfQhqiHeB8SlbUXw

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