“Fall To Pieces” è il frutto dell’attraversamento della tenebra più profonda per il Tricky uomo: l’album restituisce ciò che rimane di Adrian Thaws all’indomani della perdita della giovane figlia avuto con la ex-collaboratrice/musa ed ex-compagna Martina Topley-Bird, con un tocco però felpatissimo, addirittura voluttuoso, senza che il dolore sanguini a tal punto da accecare le trame sonore del genio di Bristol, ma osservandolo da un punto di vista cauto, un po’ distante, in parte stordito, due passi prima di un’allucinazione.
Trait d’union dell’album è il canto dolcemente monocorde di Marta Zlakowska, che funge da sigillo perundici brevi composizioni imbevute del miglior Tricky che si può ascoltare da anni a questa parte (ma il precedente, meno scarno Ununiform non era male affatto). “Thinking Of” apre fumosa svelando frammenti sonnolenti di confessioni incredule, mentre “Close Now” crea una suspense nebbiosa privandosi del beat a favore di poche note distorte di synth, prima dei piccoli gioiellini trip-hop di “Running Off”, più oscura, e “I’m in the Doorway” (feat. Oh Land), più agrodolce e svagata. Seguono l’ossuto blues post-atomico di “Hate this Pain”, gravido di altri riverberi confessionali malinconici, e il pop-soul elettronico sporcato di nero di “Chills Me To The Bone” e “Fall Please”. “Take Me Shopping”, “Like a Stone” e “Throws Me Around” ispessiscono la coltre notturna attorno a Thaws attraverso intelaiature scabre e attonite, mentre la conclusiva “Vietnam”, spoglia e spettrale, è l’ultima stazione di questo viaggio tra sensualità velenosa e traumatizzato torpore.
C’è vita oltre la fine nel cuore di Tricky, c’è una fioca luce al termine di un tunnel che non sembra finire mai, ma dal quale si può trarre sempre nuova linfa.