Conosco Stefano ormai da qualche anno, e ad ogni uscita mi convinco sempre più di potermi definire fortunato ad averlo conosciuto come persona (meno di quanto avrei potuto, ahimè), oltre che come artista.

Sì, perchè in Nottoli (e così è sempre stato) le due cose convergono nella direzione di una scrittura che sia tanto sincera e profonda da andare a toccare corde che, proprio nel loro essere così fortemente intime e personali, appartengono a tutti.

Quando scendi al centro delle cose prima o poi ne raggiungi il nucleo, che ulteriormente scindibile non è; ecco, ascoltare Stefano è un po’ come intraprendere un viaggio al centro della Terra, laddove tutto è nato e da cui le infinite (anche se infinite non sono) diramazioni dell’esistere si sono diramate nella Storia dell’umanità : i brani di Nottoli parlano di un nucleo umano fatto di fragilità , di tenerezza e di empatia, annullando le distanze tra il vissuto narrato e il narrato vissuto e lasciando ogni anima bella specchiarsi in un nuovo concetto di esistenza che a tutti appartiene.

Ecco, tutto questo – e molto altro – è (anche) “DNA”, il suo ultimo singolo: dentro, c’è l’attesa del giorno alla fine di una notte troppo tempestosa per lasciarci affascinati dai suoi tuoni, la ricerca di una via che non sia la più semplice, la somma di risposte che portiamo incise nella carne che ogni giorno bendiamo per nascondere le ferite e lenire il dolore. Il linguaggio musicale attinge alla scuola cantautorale, certo, ma intesa in senso trans-generazionale;  c’è contemporaneità  nello scrivere di Nottoli e nel suo pensare la melodia, e solo la compartimentazione stagna di cervelli da allevamento come i nostri (inteso, appunto, in senso anche qui  generazionale) non riescono a capire che oggi più che mai la musica abbia bisogno di poesia, e che anche le hit possano (devono!) impegnare il cervello.

Perchè per me (e nel mio mondo ideale) “DNA” è una hit, e Nottoli meriterebbe di certo di vedersi riconosciuto, una volta per tutte, il valore che merita, per quello che scrive e per quello che è.

 

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Buon anno scolastico. Questa scritta l’ho vista su una parete un po’ nascosta nella scuola in cui insegno, quando l’ho letta sono stato catapultato a quando ero studente e il Kama era molto di moda. . Domani iniziano le lezioni di un anno molto particolare, un anno scolastico che se fosse un genere musicale per me sarebbe un blues minore, uno shuffle lento, la cui difficoltà  è saper mantenere il giusto groove, il giusto tiro su un tempo lento. Per ciò bisogna saper ascoltare, essere dentro il blues con tutti i sensi aperti per avere così il giusto suono, poche note e di gusto, accordi lunghi di hammond vibranti dal leslie. . Perchè sia un buon blues sarà  importante saper improvvisare, senza esibizionismo, senza sovrastrutture complesse, solo lasciarsi andare al flusso delle note perchè sarà  il blues stesso a dirci quali note suonare e quando farlo, ne più ne meno. . Sarà  impegnativo, un flusso emozionale da gestire, ma se ci abbandoniamo al blues alla fine sarà  un enorme piacere averlo suonato. . Buon anno scolastico a tutti, colleghi alunni e famiglie. . Che il buon senso sia con noi. . . #scuola #nuovoannoscolastico #scuolacovid19 #covid19 #blues #shuffle

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