Atomo. Cuore. Madre.
Tre parole potenti e in un certo senso tutte e tre legate alla vita ed alla sua origine misteriosa. L’ordine non è affatto casuale in quanto il titolo dell’album trae ispirazione da una notizia riportata dai giornali dell’epoca (siamo nel 1970), secondo cui ad una donna incinta era stato impiantato un pace-maker alimentato con batterie atomiche. Ciò permetteva di intrecciare elementi più spirituali, quali quello dell’amore materno e della nascita di una nuova vita, con un elemento artificiale, quell’energia atomica, tanto temuta negli anni della guerra fredda, che qui, però, assume un ruolo salvifico e positivo, permettendo ad una donna di procreare, nonostante un cuore debole e malato. Per dare maggiore enfasi al concetto della vita che si rinnova, Storm Thorgerson dello studio di design “Hipgnosis”, decise di mettere in copertina la semplice immagine di una mucca frisona, la celebre Lulubelle III, al pascolo, nella brughiera inglese. Un’immagine innocua, ma allo stesso tempo potente, in grado di richiamare alla mente la madre comune di tutte le creature viventi: madre Terra. Cosa che, in inglese, fu ancora più immediata ed evidente, grazie all’assonanza esistente tra la parola “hearth” ““ cuore ““ e quella “earth” ““ terra.
Il primo lato dell’album è costituito da una lunga suite orchestrale, realizzata in collaborazione con uno dei più promettenti compositori sperimentali di musica classica dell’epoca, Ron Geesin. La suite, il cui titolo coincide
con quello dell’album, nacque attorno ad un riff di chitarra di David Gilmour, caratterizzato da un incedere sonoro epico ed eroico, tant’è vero che, sia David, che Roger, vedevano quella musica adatta ad un film western. Secondo alcuni critici musicali ciò che i Pink Floyd e Ron Geesin concepirono era eccessivamente ridondante e pomposo, tuttavia chi può affermare di non esser mai stato impressionato dall’inizio maestoso della prima parte della suite (“Father’s Shout”) oppure dai vocalizzi inquietanti “ra-pa-ti-ta koo-koo-chaaa” della quarta parte (“Funky Dung”)? La suite, caratterizzata da continui cambi di tempo, parti di intensità via, via crescente, sovrapposte con le distorsioni e gli effetti elettronici utilizzati dalla band, suscitò parecchio interesse all’epoca e persino Stanley Kubrick tentò di poter utilizzare elementi di quel lungo brano per il suo celebre film “Arancia Meccanica”. I Pink Floyd, però, rifiutarono la richiesta perchè Kubrick avrebbe sicuramente utilizzato solamente sezioni della lunga suite, mentre loro non volevano assolutamente che la canzone fosse scomposta o che qualcuno potesse editare e modificare la sua struttura originaria. Tuttavia, in una delle scene del film, quella del negozio di dischi, tra i dischi presenti, è possibile ammirare anche la copertina di ‘Atom Heart Mother’.
Il secondo lato del disco è aperto da una ballad watersiana, “If”, caratterizzata da un testo crudo e fortemente critico di Roger nei confronti del suo stesso carattere. Si tratta di una delle poche occasioni nelle quali Roger Waters parla direttamente di sè stesso, senza ricorrere, come farà spesso in futuro, al suo alter ego Pink. Roger si considera una persona alquanto fredda, poco disponibile verso i suoi amici, volutamente distaccata. Probabilmente il brano
nacque dal fatto che proprio lui, amico giovanile di Syd, fu costretto a dargli la notizia della decisione di estrometterlo dalla band e quindi, in un certo senso, fu proprio lui ad abbandonare Syd al suo destino. è, infatti, chiaro ed evidente il forte riferimento a Syd Barrett: “se diventassi pazzo, per favore, non mettere i tuoi fili nel mio cervello“. Ancora più significativo e diretto è un verso successivo, nel quale Roger teme di poter fare la stessa fine dell’amico e quindi si rivolge al suo ipotetico interlocutore con questa domanda: “E se impazzissi, mi faresti partecipare lo stesso al gioco?”
“Summer “’68” è opera di Richard Wright ed è intrisa del senso di vuoto che lasciano le relazioni fugaci e passeggere che un uomo affascinante, un artista affermato, può concedersi può concedersi nei suoi spostamenti da una città all’altra. Ad ogni ennesima relazione terminata prima di iniziare, il vuoto sembra farsi più grande ed insopportabile. “How do you feel?” Come ti senti?
L’ultimo brano cantato, prima della mini-suite finale, è “Fat Old Sun”, un brano di David Gilmour, che tocca i ricordi della sua infanzia e della sua giovinezza. Il brano è introdotto da un significativo suono di campane, che riportano immediatamente l’ascoltatore ai tempi andati, alla campagna, al fiume, all’erba, ai sorrisi dei bambini, a tutti quei ricordi dolci che hanno caratterizzato l’infanzia di David.
Il disco termina con un altro brano strumentale, “Alan’s Psychedelic Breakfast”. Alan, all’epoca, era uno dei tecnici del suono della band. La canzone, suddivisa in tre parti, vuole ricreare, attraverso la musica, gli effetti elettronici e la registrazione dei rumori quotidiani, uno dei momenti più ordinari della vita di una persona comune, quello della prima colazione. All’inizio si sente un semplice lavandino che gocciola, un elenco di cose legate alla prima colazione, un fiammifero che tenta di essere acceso. I rumori e le voci separano le tre parti della canzone. Ogni momento della nostra giornata è degno di essere vissuto a pieno e può essere, dunque, di ispirazione per la nostra creatività . E così si giunge alla fine del disco, all’ultima parte della canzone, nella quale Alan, chissà perchè, fa riferimento ad un elemento estraneo al mondo della prima colazione: l’ipomea, una pianta che contiene acido lisergico, sostanza dagli effetti allucinogeni.
Pubblicazione: 2 ottobre 1970
Durata: 51:46
Dischi: 1
Tracce: 5
Genere: Progressive Rock
Etichetta: Harvest / EMI
Produttore: Pink Floyd, Norman Smith
Registrazione: 1970
1.Atom Heart Mother ““ 23:38
2.If ““ 4:25
3.Summer ’68 ““ 5:29
4.Fat Old Sun ““ 5:19
5.Alan’s Psychedelic Breakfast ““ 12:55