Due pesi e due misure. E nel mezzo un Governo nazionale, divorato dalla faide interne, assillato dalle proprie opposizioni, attaccato alle promesse della lenta e macchinosa burocrazia europea, un Governo che, per ora, ha altro a cui pensare, pur sapendo che le parti in causa non troveranno una soluzione e si avvieranno, inesorabilmente, verso lo scontro finale, affidandosi forse anche alla giustizia ordinaria.
Ma facciamo un passo indietro: il mondo del pallone che poi è il mondo delle grandi pay per view, dei fondi di investimento stranieri, delle plusvalenze inesistenti, dei contratti gonfiati ad arte e delle bolle e speculazioni finanziarie, aveva già goduto ““ rispetto al resto del pianeta ““ di un trattamento unico e particolareggiato che, in Italia, era rappresentato dal famoso protocollo in base al quale, in parole povere, l’isolamento del singolo calciatore risultato positivo al Covid-19, avrebbe dato la possibilità al resto della squadra di non sospendere le sue normali attività e di garantire così la continuazione delle varie competizioni nazionali ed internazionali.
Provate a pensare, invece, cosa succederebbe a voi, se un vostro familiare, un amico con cui avete rapporti stretti, il vostro droghiere di fiducia o un vostro collega risultasse positivo. Penso che avreste qualche complicazione in più e non credo avreste la medesima assistenza sanitaria di un calciatore, a partire dal numero di tamponi effettuati e dai tempi di attesa tra gli stessi.
Il trattamento concesso a sua maestà il pallone è qualcosa che tutti gli altri ed in particolare, per quanto riguarda il sottoscritto, chi vive di musica e con la musica, può solamente sognare; dai più grandi organizzatori di eventi fino al più piccolo club, locale o bar di paese. Quanti concerti abbiamo visto rimandare in questi mesi? Quanti sono stati spostati in altre sedi, stravolgendone il senso? Quanti ““ la maggioranza ““ sono stati completamente annullati? Per non parlare, poi, dei tanti festival musicali ai quali abbiamo, giustamente, rinunciato e dei pochissimi che hanno resistito, tra limitazioni, molto spesso assurde, che hanno alterato, in peggio, quello che era il loro messaggio originario.
L’indotto musicale, nel suo complesso, però, ha dato una risposta molto più matura e coerente rispetto a quella data dal calcio professionistico, iper-tutelato ed iper-viziato; eppure anche noi abbiamo dovuto confrontarci e scontrarci con ordinanze diverse, con regole contorte o ritenute ingiuste, ma le abbiamo accettate, le abbiamo sopportate, le abbiamo rispettate e fatte rispettare, perchè è quello che accadeva, quotidianamente, ai normali cittadini e nessuno ha mai pensato di essere più importante di uno studente o un pendolare, di un operaio, un insegnante, un professionista o un pensionato.
Sinceramente a me non interessa affatto come finirà questa vicenda calcistica, ho più a cuore un festival annullato, che una partita rimandata o finita 3 a 0 a tavolino, ma quello che mi fa davvero incazzare è che per alcuni, come al solito i più ricchi, i più protetti, i più tutelati ed i più potenti, valgano regole differenti, rispetto a quelle che valgono per tutti gli altri. Io, sinceramente, me ne infischio dei loro protocolli particolari, a meno che essi non valgano per tutti noi. Credo che questo sia il momento più adatto per normalizzare, umanizzare e ridimensionare un mondo, quello del pallone, che è andato troppo oltre, ma so benissimo che ciò non accadrà , un po’ perchè ingenti sono gli interessi economici in gioco ed un po’ perchè, in fondo, noi italiani restiamo quelli che scordano ogni malumore se possono starsene tranquilli, sazi e beati a guardare il loro amato spettacolo circense.
Photo: W.carter / CC0