Samia Finnerty ha respirato l’aria del palcoscenico fin da piccola visto che è figlia di due attori (Kathy Najimy e Dan Finnerty). Il suo album d’esordio “The Baby” è uscito per la Grand Jury, etichetta degli Hippo Campus che si è occupata anche di Carl Barat & The Jackals, ma lo stile di questa ventitreenne newyorchese è molto lontano da rock sfrenato su disco e dal vivo .

Undici i brani prodotti da Caleb Hinz (The Happy Children and Normal Parents) Jake Luppen e Nathan Stocker (Hippo Campus) e Lars Stalfors (collaboratore di Cold War Kids e St. Vincent) orientati verso un indie rock piuttosto intenso, a volte venato di elettronica, ancora in bilico tra adolescenza ed età  adulta ma decisamente promettente. Episodi maturi (“Pool”, “Big Wheel”, la ballata “Does Not Heal”) si alternano ad altri più giocosi (tipo “Fit N Full”o “Minnesota”).

Samia dimostra di avere una buona capacità  di scrittura oltre a un timbro vocale vario e riconoscibile, capace di passare dal falsetto a toni più bassi senza particolare sforzo. Ironia e sarcasmo convivono nei testi con una certa vulnerabilità , evidente soprattutto nel finale. Le note della delicata “Is There Something In The Movies?” rivelano infatti quello che Samia potrebbe diventare in futuro: una cantautrice non solo emozionante ma ancor più sicura dei propri mezzi. Resteremo in ascolto.

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Pubblicato da SAMIA su  Lunedì 12 ottobre 2020