Vent’anni di trionfi e poi, quasi all’improvviso, il flop. O comunque qualcosa di molto simile. Nel 2003 l’album “American Life” rischiò seriamente di incrinare in maniera irreversibile la carriera di Madonna. Per più di qualche motivo: i critici non apprezzarono particolarmente la svolta folktronica; i fan non parvero interessati al forte messaggio politico del lavoro; le radio snobbarono i singoli, tutti alquanto debolucci (a esclusione forse di “Hollywood”, il cui videoclip entrò di prepotenza nella heavy rotation di MTV). Sta di fatto che, per la prima volta dal 1983, le vendite di un disco realizzato dalla regina incontrastata del pop si rivelarono deludenti.
“American Life” raggiunse i vertici delle charts americane e inglesi per poi abbandonarli rapidamente, perdendo posizioni fino a cadere nell’oblio. Non poche persone considerarono finita l’epoca d’oro della signora Ciccone. Qualcuno interpretò i baci saffici scambiati con Christina Aguilera e Britney Spears sul palco degli MTV Video Music Awards come una sorta di passaggio di testimone. Una slinguazzata di buon auspicio per il futuro delle due giovani colleghe. Ma Madonna non era ancora pronta a cedere il trono del pop. E ce lo dimostrò in maniera chiara e decisa nel novembre 2005, con quel “Confessions On A Dance Floor” che la trasformò nuovamente nella più brillante delle stelle del mainstream.
Dodici tracce che riaprirono alla cantante statunitense la via delle piste da ballo. Un omaggio alla disco anni ’70 e alla club music che si presentò alle orecchie degli appassionati come perfetto anello di congiunzione tra il passato e il futuro della dance. Con il decisivo sostegno di Stuart Price alla produzione e alla composizione dei brani, Madonna riuscì a confezionare un album dal fascino vintage ma al tempo stesso moderno. Ci sono la classe e la maturità di chi, dopo decenni di successi, non ha più nulla da chiedere al mondo, ma anche quei colpi di genio essenziali per un’artista abituata a vendere milioni e milioni di copie.
Mi riferisco naturalmente alle hit, vera e propria spina dorsale di “Confessions On A Dance Floor”. Quasi tutte includono somiglianze ““ quando non addirittura sample ““ di vecchie canzoni dei tempi che furono. Se “Future Lovers” cita smaccatamente le gelide folate sintetiche di Giorgio Moroder, “Sorry” ruba il giro di basso di “Can You Feel It” dei The Jacksons e lo reinterpreta in chiave nu-disco. La grezza “I Love New York” flirta con il rock manipolando il riff immortale di “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, mentre la popolarissima “Hung Up” sfrutta un campione di “Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)” degli ABBA per insinuarsi nella testa degli ascoltatori.
Che però nessuno si azzardi a definire la Madonna di “Confessions On A Dance Floor” una semplice copiona. Le palesi influenze messe in mostra nel lavoro si affiancano a sprazzi di originalità e freschezza; dall’alternarsi di questi elementi prende forma quello che essenzialmente è un invito alla danza lungo cinquantasei minuti. Peccato dover festeggiare questo quindicesimo compleanno nel pieno di una terribile pandemia. Andarsi a riascoltare piccole perle dance-pop quali “Get Together”, “Forbidden Love” e “Jump” mentre si pensa a tutte le discoteche e le sale da concerto chiuse fa male come una pugnalata al petto. Quando finirà questo strazio? è proprio vero, cara Madonna: il tempo scorre troppo lentamente.
Madonna ““ “Confessions On A Dance Floor”
Data di pubblicazione: 15 novembre 2005
Tracce: 12
Lunghezza: 56:28
Etichetta: Warner Bros.
Produttori: Madonna, Stuart Price, Mirwais Ahmadzaà¯, Bloodshy & Avant
Tracklist:
1. Hung Up
2. Get Together
3. Sorry
4. Future Lovers
5. I Love New York
6. Let It Will Be
7. Forbidden Love
8. Jump
9. How High
10. Isaac
11. Push
12. Like It Or Not