Avevamo avuto modo di conoscere il mondo di Angie McMahon in occasione del suo primo album, quel “Salt” del 2019 che aveva riscosso meritato successo sia in patria, l’Australia, che intorno al mondo.
La giovane artista di Melbourne torna adesso con questo ideale ponte tra l’album d’esordio e un prossimo secondo album, un EP di sette tracce che vede la ventiseienne Angie sedersi ai tasti del piano – il suo primo amore, abbassare i toni, spengere le luci, accendere le candele. E scaldare il cuore.
Lo fa con pezzi della prima produzione (“Soon”, “Slow Mover”, “Keeping Time”, “Pasta” e “If You Call”, quest’ultima arricchita dalla partecipazione di Leif Vollebekk al Wurli e dove tornano leggere pennellate di chitarra elettrica) a cui la bella australiana aggiunge due cover: “The River” di Bruce Springsteen e “Born to Die” di casa Lana del Rey, due artisti che hanno storicamente e dichiaratamente ispirato la McMahon.
Angie si emoziona, ed emoziona anche l’ascoltatore, grazie anche alla sua voce che sa essere vibrante, delicata, quanto struggente: un regalo dei più preziosi, specie in questi momenti bui.
Photo Credit: Jacqueline Justice