Libertà , sperimentazione, un pizzico d’incoscienza. Queste le caratteristiche del debutto sulla lunga distanza di Robbie Chater e Darren Seltmann in arte The Avalanches, uscito ad inizio millennio. Diciotto brani, un’ora e passa di musica realizzata con tracce originali e un sopraffino taglia e cuci di samples (3500 iniziali poi ridotti ad “appena” 900) presi dall’imponente collezione di vinili dei due ragazzi australiani che avevano appena messo le mani su uno Yamaha Promix 01 e un Akai S2000.

Poche ambizioni, men che meno quella di diventare famosi se, come è vero, non hanno neppure tenuto una lista aggiornata dei pezzi utilizzati creando qualche grattacapo alla loro etichetta australiana e alle consorelle europee. Le leggi sul copyright non erano ancora così severe (lo sarebbero diventate qualche anno dopo, Danger Mouse col suo “The Grey Album” ne sa qualcosa) garantendo a Chater e Seltmann una discreta libertà  d’azione in un campo sdoganato dall’hip hop ma preso ampiamente in prestito da dance e elettronica.

Un confine che nella musica dei The Avalanches era decisamente labile, come dimostrano i quattro eclettici singoli: l’aussie touch di “Electricity”, l’avanguardia di “Frontier Psychiatrist”, la melodica “Since I Left You” e la scattante “Radio”. Due video hanno contribuito al successo dell’album: quello di “Psychiatrist” diretto da Tom Kuntz e Mike Maguire e quello molto poetico della title track affidato a Rob Leggatt e Leigh Marling, vincitore di un MTV Europe Music Award. Momento decisamente surreale la consegna del premio, impossibile non notare la freddezza tra i registi, Chater e Seltmann che avrebbero voluto una sceneggiatura diversa e non hanno mai amato la storia dei due minatori scelta dalla casa discografica.

C’era anche altro ovviamente in questo primo disco: le buone vibrazioni di “Two Hearts in ¾ Time” e “Close to You”, il ritmo grintoso di “Flight Tonight” in quota Beastie Boys, la disco anni settanta di “A Different Feeling”, le melodie bucoliche di “Etoh” e “Summer Crane”, “Live at Dominoes” influenzata dai Daft Punk. Lavoro imponente anche dal punto di vista produttivo e di mixaggio quello effettuato da Chater e Seltmann con l’aiuto di Tony Espie e Richie Robinson. Un album che per i The Avalanches è sempre stato croce e delizia, gli ha dato una notorietà  incredibile e forse insperata cementando la loro fama di band selvaggia dal vivo ma li ha contemporaneamente gettati in una crisi creativa e d’identità  da cui sono riemersi solo sedici anni dopo.

Data di pubblicazione: 27 novembre 2000
Tracce: 18
Registrato: 1999″“2000, Softlight Bistro e Wow Sound (Melbourne) – Westfalia Beachhouse (Sorrento)
Lunghezza: 60:39
Etichetta: Modular / XL/ Sire
Produttori: Robbie Chater, Darren Seltmann

1. Since I Left You
2. Stay Another Season
3. Radio
4. Two Hearts in ¾ Time
5. Avalanche Rock
6. Flight Tonight
7. Close to You
8. Diners Only
9. A Different Feeling
10. Electricity
11. Tonight
12. Pablo’s Cruise
13. Frontier Psychiatrist
14. Etoh
15. Summer Crane
16. Little Journey
17. Live at Dominoes
18. Extra Kings