#10) THE STROKES
The New Abnormal
[Cult Records/RCA ]
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Anche la doppietta iniziale “The Adult Are Taking” e “Selfless” è notevole quanto efficace, un inizio di quelli importanti, o una rumorosa ed elegante “Not The Same Anymore” sul finire, ma potrei anche citarle tutte le nove canzoni di un disco diretto, senza riempitivi, prodotto benissimo, scegliendo sempre, com’è nelle loro corde, la strada più semplice, con le accantonate chitarre di questi ultimi anni moderni a fare da attrici protagoniste, una album pieno zeppo di belle canzoni, che di questi tempi è merce rara, quindi: cos’altro chiedere di più?
#9) DANIELE SEPE
Le nuove avventure di Capitan Capitone
[Autoprodotto/Goodfellas]
Lo Zappa Partenopeo partorisce in lockdown il terzo progetto a tema “Capitan Capitone” ed è di nuovo un esplosivo caleidoscopio di generi, fantasia e follia
#8) STEVE EARL
Ghosts of West Virginia
[New West-Pias]
Si erano perse le speranze, ma finalmente Steve torna ai livelli del suo blasone ed è disco “Americana” dell’anno
#7) LOGOS
Sadako e le 1000 gru di carta
[Andromeda Relix Records]
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Il nuovo album dei Logos, “Sadako e le 1000 gru di carta”, chiariamolo sin dall’inizio, non solo conferma lo status di salute della band ma ne certifica le qualità a tutto tondo, sia compositive che strumentali.
#6) CHRIS STAPLETON
Starting over
[Mercury Nashville]
L’erede più accredidato dell’alternative country del decennio scorso.
#5) Rà’SENKREàœTZ
Divide Et Impera
[Andromeda Relix Records]
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Il respiro dell’album è di caratura internazionale, con una produzione eccelsa che allontana la polvere del mero revival; a mio modesto parere tale lavoro è il fiore all’occhiello dell’etichetta discografica veronese Andromeda Relics, insieme agli album dei Logos (non me ne vogliano gli amanti delle derive più metal del prog).
#4) BOB DYLAN
Rough and Rowdy Ways
[Columbia]
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Questo nuovo lavoro non è quel capolavoro di cui molti si sono affannati a declamare dopo due ore dall’uscita, ma un lavoro riuscito che merita un 7 pieno.
#3) BRUCE SPRINGSTEEN
Letter to you
[Columbia]
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“Letter to you”, non me ne vogliano i detrattori, è la conferma della caratura di Bruce, che a settant’anni suonati riflette e ci fa riflettere sulla condizione umana di chi è giunto alla soglia del proprio tramonto,con un album che forse rappresenta il climax del suo percorso introspettivo.
#2) RYAN ADAMS
Wednesdays
[Paxam Recording Comp]
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Il fulmine a ciel sereno di fine anno, Ryan torna con risultati altissimi alle atmosfere dimesse e malinconiche di “Heatbreaker”, con il tocco di oscurità di “Love is hell” e “29”.
#1) PAOLO BENVEGNU’
Dell’odio e dell’innocenza
[Black Candy]
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Dell’odio e dell’innocenza sin dal titolo va ad inquadrarsi perfettamente nello spirito della contemporaneità , offrendo alcune tra le pagine più poetiche della carriera di Benvegnù. Ennesima conferma di un artista che è doveroso considerare patrimonio d’Italia