#10) LANTERNS ON THE LAKE
Spook the Herd
[Bella Union]
LEGGI LA RECENSIONE
Con quattro album e tredici anni di carriera alle spalle, la band di Newcastle ha raggiunto finalmente maggiore attenzione e una nomination al Mercury Prize. Ballate di gran classe tra indie e post rock, ancorate al pianoforte e alla voce espressiva di Hazel Wilde.
#9) PERFUME GENIUS
Set My Heart On Fire Immediately
[Matador Records]
LEGGI LA RECENSIONE
Barocco, solenne, Mike Hadreas tira fuori forse il suo capolavoro: un disco a molte facce eppure coerente, dalla produzione impeccabile, in costante bilico tra romanticismo e disperazione, fisicità e sogno. Chiamiamolo art pop.
#8) PHOEBE BRIDGERS
Punisher
[Dead Oceans]
LEGGI LA RECENSIONE
Dopo l’esperimento del disco a quattro mani con Conor Oberst, Phoebe Bridgers supera il maestro e costruisce un secondo album da solista che abbandona le atmosfere acustiche dell’ottimo debutto e le trasforma in un indie rock espansivo ed ambizioso.
#7) DANIEL BLUMBERG
On&On
[Mute]
LEGGI LA RECENSIONE
Cantautorato sghembo, ipnotico e surreale quello del londinese Daniel Blumberg, ex membro degli Yuck e al secondo disco solista dopo la parentesi a nome Hebronix. Un disco incentrato fin dal titolo sulla ripetizione, spigoloso eppure dolce.
#6) FLEET FOXES
Shore
[Anti-]
LEGGI LA RECENSIONE
Quanta acqua è passata sotto i ponti dall’eponimo debutto del 2008. Stavolta Robin Pecknold registra tutto da solo e realizza un disco arioso, pieno di luce, che campiona i Beach Boys e rende omaggio a Victor Jara.
#5) FONTAINES D.C.
A Hero’s Death
[Partisan]
LEGGI LA RECENSIONE
L’attacco di “I Don’t Belong”, prima traccia del secondo album della band dublinese, mette subito le cose in chiaro: a distanza di un anno dal successo di “Dogrel”, sono i più in forma di tutti nella scena post-punk. Ispirati e diretti, possono anche alzare il piede dall’acceleratore.
#4) KELLY LEE OWENS
Inner Song
[Smalltown Supersound]
LEGGI LA RECENSIONE
Secondo disco per la producer gallese residente a Londra che si conferma una voce unica tra techno, IDM e dream pop. Evocativo, contemplativo, emozionale, aumenta i BPM e rallenta il battito cardiaco: un esercizio di mindfulness per l’autrice e per l’ascoltatore.
#3) LORENZO SENNI
Scacco Matto
[Warp]
LEGGI LA RECENSIONE
L’esordio su Warp del musicista romagnolo di stanza a Milano è per molti versi il disco perfetto per questo 2020. I suoi build-up privi di risoluzione, basati su pochissimi suoni e senza tracce ritmiche, suonano come la colonna sonora di un anno in cui abbiamo dovuto reinventare le nostre vite su nuove coordinate.
#2) PORRIDGE RADIO
Every Bad
[Secretly Canadian]
LEGGI LA RECENSIONE
In un universo parallelo, questo è stato l’anno dei Porridge Radio: dopo il rilascio dell’atteso secondo disco, li aspettavano i festival europei e un tour negli Stati Uniti. Quell’energia è rimasta invece tutta inscatolata in queste undici canzoni: urlate e sussurrate, fragili e sicure di sè, ci ricordano come sapevamo essere vivi prima del coronavirus, come vogliamo tornare ad esserlo.
#1) ADRIANNE LENKER
songs & instrumentals
[4AD]
LEGGI LA RECENSIONE
A marzo Adrianne Lenker era nel bel mezzo di un lungo tour europeo con i suoi Big Thief, quando in una nazione dopo l’altra sono scattati i lockdown. Nel giro di poche settimane, è tornata negli Stati Uniti e si è rifugiata in una baita di montagna (“sembrava l’interno di una chitarra acustica”, ha detto). Ne sono nate una manciata di canzoni eccezionali, che dall’isolamento trovano la forza di raccontare le relazioni che ci fanno umani.