Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità un universo musicale sommerso: vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…
Il 17 Marzo del 2014, dalle 9.00 alle 10.00 di sera, una semisconosciuta band di nome Glitoris si esibì al ” You Are Here Festival” di Canberra, un evento artistico-culturale che si svolge nella capitale australiana. Il volantino di presentazione descriveva così il gruppo: ” Pussy Riot band da Canberra con nessuna oppressione politica. In una sudata notte punk ti dimostreranno che non esiste la parola “man” in “woman” ma esiste la parola “dust” in “music industry“. La nota si chiudeva con un avvertimento: “Ci sarà vera nudità nella performance. Potrebbe non essere adatta per un pubblico non ancora cresciuto“.
In effetti le ragazze si esibirono senza veli, coperte di soli “ornamenti scintillanti”. Il concerto fece il tutto esaurito e quella che doveva essere un’unica esibizione in un contesto di protesta, convinse le ragazze a continuare questo progetto, una band di sole donne che negli anni a seguire “rappresenteranno il coraggio, difendendo i valori in cui credono e il potere di un piccolo gruppo di donne appassionate che si uniscono creando qualcosa di sorprendente“, dichiarò Tony, la batterista che per prima ha creduto in questa band.
Nell’anno successivo le ragazze si recarono nella vicina Queanbeyan e presso gli Infidel Studios registrarono i quattro brani che faranno parte del loro primo EP “The Disgrace”. Verrà pubblicato nell’ottobre del 2016 dopo aver firmato per la label Buttercup Records.
I brani sono energia grezza, punk rock puro e crudo con l’eccezione del brano Disgrace che tradisce influenze alt-rock con una melodia accattivante. La voce della frontwoman Keven 007 è potente e incisiva. Cantando con l’indice puntato contro un mondo maschilista la band di Canberra si presenta picchiando i pugni sul tavolo senza mostrare ombra di timidezza.
Timidezza che non mostrano di certo sul palco visto che alla fine di quell’anno, dopo un fortunato tour come special guest con i Regurgitatos, le Glitoris vincono il premio Best Live Act al National Live Music Awards (si ripeteranno vincendolo anche nel 2019).
Potevano esimersi dal pubblicare un brano contro la politica estera di Trump? No di certo! Il 20 gennaio 2017, giorno dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, esce il singolo “Trump Card”
“Dedicated to those who have been marginalised and discriminated against by the President of the USA“, il brano include nel testo alcune famose frasi del presidente: “drugs, crime and rapists” e la famosa promessa “We’re gonna build a wall”. In questo brano possiamo apprezzare nel finale una delle doti che caratterizzano il loro DNA musicale: l’armonizzazione delle voci e l’abilità nell’usarle come parti dialoganti nei testi delle loro canzoni. Il video termina mostrando una foto di Trump sul pavimento che viene colpito da un getto di urina espulsa da una delle componenti della band.
Il 2017 sarà un anno di concerti live, tra i quali si ricorda quello con Amanda Palmer al National Carillon di Canberra. Qui sotto il video dove si esibiscono in una versione acustica ma pur sempre nel loro stile aggressivo e sarcastico.
Nel Novembre 2018 esce il loro debut album “The Policy”, registrato nel primi mesi dell’anno negli studi The Pet Food Factory di Sydney. L’album è preceduto da due singoli : “Spit Hood” uscito a Luglio e dalla title track, a ottobre.
“Spit Hood” è un metal power riff di denuncia al sistema giudiziario e alla gestione della delinquenza giovanile nei penitenziari caratterizzati da atteggiamenti violenti nei confronti delle minoranze etniche del paese. Alla fine del video possiamo leggere una nota riguardo le morti di aborigeni detenuti, aumentata dal 1992 del 150%.
Se l’EP “The Disgrace” fu registrato velocemente, definito “spontaneo, trash e punk”, i brani dell’album hanno avuto molto più tempo per poter valorizzare l’aspetto musicale, molto più curato e vario.
“Sapevamo tutti di essere musiciste di gran lunga migliori di quello che riflette l’EP The Disgrace, quindi eravamo motivate “‹”‹a scrivere nuovo materiale che non solo riflettesse la nostra politica e il nostro manifesto, ma che mettesse anche in primo piano la nostra musicalità “.
Una celebre frase di Hannah Gadsby appare all’inizio del video di “Slut Power”: “Non c’è nulla di più forte di una donna distrutta che ha saputo ricostruire se stessa“.
“Slut Power” è senza dubbio uno dei brani che colpisce per la forte energia, il ritmo che si sposa perfettamente con lo stile di una band che le Glitoris amano profondamente: i Rage Against The Machine. Un brano che nel testo sottolinea la condizione femminile nel mondo del lavoro. L’album è ricco di brani che sanno coinvolgere: “Dipping My Wick” nel suo incedere sornione trova il suo epilogo nello spettacolare solo di chitarra di Andrew. “Theme from Glitoris” rapisce per il gioco di voci e il troneggiante cambio di ritmo. “Cock Rock” è un classic rock che intimorisce pure Joan Jett e la sua “I Love Rock’n’Roll” mentre “Licks & Politics” esalta i Gliterati (sono così chiamati i fan della band qui pure nominati nel brano) che passeranno molto del loro tempo a discutere se “We Will You Rock You” ha ora ancora un senso. Il rock orchestrale di “The Policy” e le classiche vampate di calore punk (“Sex Video) sono altre testimonianze che cavalcano la smaccata attitudine della band nel porre il lato musicale come principale proposta della loro arte.
L’album è quindi l’occasione, in questa breve presentazione, per dare un nome (anzi uno pseudonimo, ispirato a nomi di politici) alle componenti della band:
Keven 007 ““ chitarra e voce
Tony ““ batteria, piano percussioni e voce
Malcolm ““ basso e voce
Andrew ““ chitarra (lead), percussioni e voce.
Nel dicembre del 2018 Scott annunciò il proprio desiderio di lasciare la band e venne sostituita da Scott “ScoMo“.
La discografia della band si arricchisce il 30 di ottobre (2020) con l’uscita di questo album registrato dal vivo registrato in due sessioni a giugno al The Basement di Canberra.
Possiamo goderci lo scatenato assolo di batteria di ScoMo in “Cock Rock” o la versione più accelerata di “Slut Power”. Ma possiamo anche ascoltare il messaggio che queste donne di Canberra trasmettono con la loro musica: un messaggio di uguaglianza fra i generi, che vanno dalla parità di retribuzione alla maggiore correttezza nel giudicare una donna rispetto a un uomo. Non sono gentili nel dircelo, a loro non interessa l’etichetta “gentil sesso”.
“Fuck your labels, you can eat me. Reclaiming our slut glory”
Pic by Martin Ollman
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Glitoris: Bandcamp