Inutile negarlo, le aspettative sull’album di debutto di Arlo Parks erano alte, specie visto l’hype creatosi dopo gli acclamati EP “Super Sad Generation” e “Sophie” ““ per non parlare delle collaborazioni con artisti ormai affermati nel panorama musicale, come i Glass Animals o gli Easy Life. Ebbene, “Collapsed In Sunbeams” è finalmente fuori, e possiamo dirlo senza alcun dubbio: Miss Parks è il fenomeno del momento, e lo è a pieno merito.
Nonostante la giovane età dell’artista ““ classe 2000 ““ “Collapsed In Sunbeams” è un disco maturo e pieno di esperienza, da ogni punto di vista. Musicalmente unisce bedroom pop, R&B, jazz, soul e un pizzico di hip hop: non è un caso che le sue più grandi influenze vadano da Frank Ocean a Solange, passando per i Paramore e Otis Redding. I testi nascono da una poetessa, e si vede perfettamente: “Caroline” parla con dolcezza e onestà di un amore ormai svanito, una passione che si dissolve in un litigio per la strada.
“Nulla di speciale”, potrebbe pensare qualcuno. Eppure, Arlo Parks riesce a parlare delle situazioni più banali, più quotidiane, in un modo così intimo e diretto che lascia completamente spiazzati. Se consideriamo poi la sua voce calda ma angelica, quasi eterea, non ci sorprende che artisti come Florence Welch si ritengano grandi fan della cantante. Come afferma nell’opening track (o meglio, una vera e propria poesia recitata) “Collapsed in Sunbeams”, Parks si pone l’obiettivo di intraprendere un viaggio con l’ascoltatore, alla riscoperta di esperienze viste o vissute in prima persona. Esperienze legate all’amore, al dolore, al rispetto per se stessi e al rialzarsi anche nei momenti peggiori.
è un disco anche terribilmente attuale che tratta di depressione, lockdown e omofobia; un primo esempio è “Green Eyes”, brano in cui la cantante racconta il suo dolore per aver dovuto rinunciare all’amore per una ragazza. Canta con malinconia che non avrebbero potuto neanche tenersi per mano in pubblico a causa di tutti quegli occhi che le avrebbero giudicate, nonchè la voglia di far loro del male solo per qualcosa di perfettamente normale. Arlo però capisce la sua amata, il perchè della fine della sua relazione ““ e anche grazie a ciò, lentamente, riesce ad accettare la sua sessualità e a non nascondersi più.
“Black Dog” è invece puro dolore, è vedere una persona a cui tieni incredibilmente svanire piano piano, risucchiata da quel mostro invisibile che è la depressione; non a caso, l’espressione “Black Dog” viene dallo scrittore Samuel Jackson, per poi essere ripresa e resa popolare da Winston Churchill quando parla di disturbi depressivi. Pur trattandosi di un’esperienza strettamente personale dell’artista, sentendo il brano ““ e soprattutto, leggendone il testo ““ non si può non pensare a quei disperati tentativi di migliorare l’umore di qualcuno a cui teniamo, che soffra di depressione o meno. Si riesce proprio a percepire il terrore e la frustrazione che si prova quando ogni tentativo risulta inutile, specialmente in un periodo simile ““ in cui non si può nemmeno esserci fisicamente per qualcuno.
E poi c’è “Eugene”, pezzo dalla magistrale scrittura che ci fa quasi pensare che la giovane poetessa sia la reincarnazione di una delle maestre della lirica greca, Saffo. Miss Parks racconta della sua cotta per la migliore amica, di come soffre sentendola parlare di come la tratta il suo fidanzato (Eugene, per l’appunto). Ed ecco che, nel sentire la sinuosa voce di Arlo cantare un amore non corrisposto, ci sembra di rileggere l’ode della gelosia della poetessa di Lesbo. Se da un lato l’artista britannica canta: “Seein’ you with him burns“, quando la poetessa vede l’amata in compagnia di un altro afferma “Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle”.
Che siano coincidenze o meno non importa, il risultato è comunque uno solo: Arlo Parks ha una scrittura invidiabile, che solo pochi artisti al giorno d’oggi possono vantarsi di avere. E questa, unita a una produzione eccellente (a cura di Gianluca Buccellati, già produttore di artisti del calibro di Lana Del Rey) e una voce che farebbe sembrare un’opera d’arte anche una lista della spesa, hanno dato vita a un album di debutto che possiamo già definire piccolo capolavoro.
Credit Foto: Alex Kurunis