Ci sono voluti quasi sei anni prima che Lael Neale desse il seguito al suo debutto “I’ll Be Your Man”, ma ora la musicista statunitense ha realizzato “Acquainted With Night”, pubblicato dalla Sub Pop Records, con cui aveva firmato un contratto lo scorso anno.
La musicista della Virginia, tornata nel suo stato natale lo scorso aprile a causa della pandemia dopo dieci anni vissuti a Los Angeles, aveva fatto parecchi tentativi, lavorando con numerosi musicisti, produttori e collaboratori nel corso degli anni, ma il numeroso materiale preparato non l’aveva mai convinta fino in fondo: solo nel 2019, dopo aver comprato un Omnichord, Lael ha finalmente trovato la dimensione per la sua musica ed è finalmente riuscita a scrivere un intero album di materiale da lei ritenuto valido.
Chiamato così perchè quasi tutti i suoi pezzi sono stati scritti mentre stava arrivando la sera, “Acquainted With Night” parla di temi già cari alla Neale come l’isolamento, la mortalità e il desiderio.
Registrato in camera con un 4-track cassette recorder, il nuovo album della musicista statunitense ovviamente non fa della sua produzione lo-fi il suo punto di forza, ma lascia invece brillare la voce dolce e cristallina di Lael, che non solo ci emoziona con il suo splendido senso poetico, ma è capace di trasportarci in pochi momenti indietro di alcuni decenni.
Diverso dal suo debuttto dai sapori country-folk, “Acquainted With Night” si apre con la bellissima “Blue Vein”, in cui chitarra e Omnichord supportano i vocals della Neale, creando angeliche armonie che sembrano provenire da un lontano universo.
Deliziosa la successiva “Every Star Shivers In The Dark”, dove la presenza di una drum-machine aumenta il ritmo, mentre l’atmosfera rimane dolce, intima, sognante e celestiale.
La drum-machine è presente anche in “For No One For Now”, ma qui la situazione è diversa: alla pur fragile e nostalgica voce di Lael, si accompagna il suono dell’omnichord che rende il tono più maestoso, lasciandoci la sensazioni di ritrovarci all’interno di un’imponente e antica cattedrale cattolica.
“Sliding Doors & Warm Summer Roses”, invece, prova a sperimentare con un flauto lasciato libero di agire, strani arrangiamenti, dolci melodie e influenze psych-folk.
Ci soddisfa l’ascolto di questo sophomore di Lael Neale: non è perfetto e probabilmente nemmeno vuole esserlo, ma la sua semplicità , la sua poesia, la sua delicatezza, il suo grande calore umano e quella sua voglia di nostalgia ce lo fanno amare sin dalla prima nota.
Photo Credit: Jacob Boll