Jetty Bones, ovvero Kelc Galluzzo, giovane musicista di Urbana, Ohio, si è fatta notare negli ultimi anni con una manciata di EP, ma ora è arrivato il momento del suo debutto full-length, che viene realizzato dalla Rise Records.

Per le registrazioni la musicista statunitense ha lavorato insieme a John Fields (Jonas Brothers, Demi Lovato, Miley Cyrus), che si è occupato della produzione e del mixing, mentre il suo disco tratta di temi come amore e speranza, ma anche depressione e ansia.

Questo viaggio di Jetty Bones, che dura poco più di mezz’ora, parte strizzando l’occhio alla musica più dancey e pop, strizzando l’occhio a produzioni degli anni ’80, come succede nel melodico synth-pop di “Nothing”, dove comunque appaiono anche dei graditi e raffinati fiati.

La successiva “That’s All”, invece, si sposta verso territori R&B, ma non ci sembra la cosa più riuscita dell’album poichè, a causa di una produzione un po’ troppo forzatamente pop, non riesce a toccare i cuori in profondità .

La storia cambia in maniera decisa nella seconda parte del disco partendo da “Ravine”, senza alcun dubbio il brano più valido di “Push Back”: la bella voce della Galluzzo tiene perfettamente il centro della scena, ornata solo dal piano e da meravigliosi fiati. Qui le emozioni sono sincere e intense.

“Bad Time”, che vede duettare Jetty Bones insieme a Eric Egan, è invece un pezzo pop dalle belle melodie, in cui si nota l’ottimo lavoro della batteria, mentre la successiva “Dolly”, in cui il protagonista è il banjo, si muove su divertenti e gradevoli territori country-folk dal ritmo elevato e dal buon senso melodico.

La dolorosa “Bug Life” chiude il disco con toni folk che ci sembrano sinceri e apprezzabili ed è impreziosita da belle armonie.

Non tutto fila per il verso giusto, ma questo “Push Back” segna comunque un esordio onesto e piacevole in più di un momento: crediamo che la Galluzzo abbia la possibilità  e il talento per costruirsi qualcosa di buono in futuro, se solo non si lascerà  incantare dalle sirene sbagliate.

Photo Credit: Lindsey Byrnes