Debutto per i Painted Shrines, gruppo formato da Jeremy Earl dei Woods e Glenn Donaldson degli Skygreen Leopards con Jeff Moller (The Papercuts) che si è occupato del basso. Un’amicizia iniziata a metà anni duemila e concretizzata per la prima volta con la partecipazione di Donaldson a “Sun & Shade” dei Woods nel 2011. I dodici brani di “Heaven and Holy” risalgono in realtà al 2018, registrati in uno studio nel nord della California in appena sette giorni.
Il tono si fa subito giocoso con “Saturates the Eye” punteggiata dalla flautata voce di Earl, presente in quasi ogni brano e ovviamente a suo agio tra melodie pastorali e atmosfere psichedeliche ma decisamente spontanee, costruite senza alcun tipo di forzatura. Solo il puro piacere di prendere un paio di microfoni e suonare, riscoprendo parti di sè dimenticate con quel pizzico di brillante malinconia che riveste anche i brani più vivaci, come i singoli “Gone” e “Heaven and Holy”. La leggera distorsione che pervade la title track e quelle un filo più pronunciate di “Fool” si uniscono a piccole cavalcate come “Moon Will Rise” che trotterella in pieno territorio psych western.
Una manciata di strumentali dall’acustico all’orientaleggiante (“Panoramic”, “Soft Wasp”, “The BZC”, “Coast”, “Pacem in Terris”) decisamente ben suonati completano il quadro di un disco psichedelico – primaverile dai ritmi pacati e tranquilli che scorre via liscio avvantaggiato dal minutaggio non troppo elevato. Se tutte le rimpatriate tra vecchi amici dessero questi risultati invece di un hangover saremmo a cavallo.